Camusso all’Huffington Post: “Landini non va da nessuna parte”
L’iniziativa della coalizione sociale di Maurizio Landini “non va da nessuna parte”. Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, torna a prendere le distanze dal leader dei metalmeccanici e dalla sua “coalizione sociale” che il prossimo 6 e 7 giugno si riunirà per delineare i punti programmatici. La sua contrarietà nei confronti di Landini, ma soprattutto verso il suo nuovo peso “politico” e mediatico, l’aveva già espressa più di un mese fa quando aveva criticato il fenomeno della “personalizzazione” delle organizzazioni. “C’è una sola organizzazione che si chiama Cgil”, aveva reagito stizzita ai cronisti che le chiedevano un commento proprio sulla nuova creatura di Landini. Due riforme dopo (elettorale e della scuola), le cose non sono cambiate. La coalizione sociale “non ha futuro”, chiude laconica.
Scuola
Mentre in Parlamento si continuano a votare gli articoli del disegno di legge sulla “Buona Scuola”, il dibattito è sempre più acceso. A tratti irruento. I Cobas sono arrivati addirittura a proclamare uno sciopero nei giorni degli scrutini. Motivo? Protestare contro la riforma promossa dal governo per mano del ministro Giannini e del sottosegretario all’Istruzione Faraone. Susanna Camusso, però, si presenta piuttosto disponibile ad un compromesso con il governo: nell’intervista concessa all’Huffington è tutto un “discutere” per “trovare insieme le giuste soluzioni”, o “la strada” migliore è quella “del dialogo e dell’accordo” e “senza arrivare ad una rottura”. Ma l’importante, sottolinea Camusso, è che il governo recepisca le “modifiche sostanziali” che non chiede solo la Cgil ma anche “i professori, i genitori e gli stessi studenti”. Altrimenti, è la minaccia, saranno valutate “tutte le opzioni possibili”. Anche lo sciopero degli scrutini se necessario. In ogni caso Camusso ci tiene a precisare che la Cgil rispetterà “gli accordi sottoscritti” e le norme “che prevedono lo sciopero e non il blocco”. Anche contro il volere del garante.
Pensioni
La stoccata al governo arriva soprattutto sul “caso pensioni”. Il decreto legge approvato ieri in Consiglio dei Ministri che prevede il rimborso solo parziale pari a 2 miliardi sui 18 previsti, non appaga certo la Cgil. “Secondo le nostre stime – sottolinea Camusso – le misure adottate dal governo arrivano a coprire solo il 30% di quel che è stato tolto ai pensionati” e quindi “c’è una distanza notevolissima tra ciò che è stato tolto e ciò che viene restituito”. Inoltre, conclude, “la parte sull’indicizzazione (aggancio al costo della vita, ndr) e sulla perequazione (adeguamento delle pensioni all’inflazione, ndr) è ancora tutto da capire”.
Jobs Act
Il governo Renzi, che finora “si è dimostrato sordo a qualunque tipo di critica”, viene preso di mira dal segretario della Cgil anche sul fronte lavoro. Al cronista Pietro Salvatori che le chiede un commento sull’anniversario dello Statuto dei Lavoratori di domani (45 anni dalla sua approvazione), la Camusso dice: “sarà un anniversario di riconquista, che arriva subito dopo la cancellazione fatta dal governo. Una manomissione che non porta alla riunificazione del mondo del lavoro, come sostiene Palazzo Chigi, ma aumenta la polarità e la sua precarietà”. Poi, annuncia: “il nostro orientamento è quello di costruire una nuova proposta di legge, che dia il segno che nel mondo che cambia i diritti rimangano in capo alle persone, non ai singoli lavoratori”.
La “continuità” con Berlusconi
La campagna elettorale, si sa, è fatta di momenti concitati. Nei giorni scorsi era stata proprio Susanna Camusso ad invitare gli elettori del Pd veneti a votare scheda bianca e a non sostenere Alessandra Moretti. Ieri a Otto e mezzo è arrivato il mezzo passo indietro di Carla Cantone, leader del Sindacato Pensionati Italiani (Spi) della Cgil. All’Huffington Post però la Camusso è tornata ad attaccare pesantemente il premier e il governo definito “continuista” perchè “l’uguaglianza, la creazione del lavoro, la tutela dei diritti, tutte cose di sinistra, non sono nel suo programma”. “Ci sono delle differenze con Berlusconi – ha infine precisato – ma il filo della continuità nelle politiche economiche e sul lavoro è evidente”.
Giacomo Salvini