Il Ddl Anticorruzione è legge: Camera approva con 280 sì
Con 280 sì, 53 no e 11 astenuti, il ddl anticorruzione è stato approvato in via definitiva alla Camera senza modifiche rispetto al testo licenziato dal Senato. Hanno votato a favore, oltre al Pd, anche Sel, Scelta Civica, Per l’Italia, Area Popolare e gli ex grillini confluiti in Alternativa Libera. Contrari Forza Italia e M5S, che ha definito la legge “timida e senza coraggio”. Ha optato invece per l’astensione, la Lega Nord.
Renzi: “Non saranno possibili prescrizioni e patteggiamento”
Da Vicenza, dove ha partecipato ad un evento elettorale in vista delle regionali che si terranno fra dieci giorni, il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha affermato che il disegno di legge determinerà “la sostanziale cancellazione della prescrizione”, aggiungendo che “con questa norma non sarà possibile né la prescrizione né forme di patteggiamento”. “Non voglio dire che noi siamo onesti e loro ladri ma noi i ladri li mandiamo a casa” ha, poi, concluso il premier.
Cantone: “Occorre una norma ad hoc”
Sul disegno di legge è intervenuto anche Raffaele Cantone. Ai microfoni dell’Ansa, il presidente dell’Autorità Nazionale Anti-corruzione ha affermato che “serve una riforma complessiva della prescrizione e occorre una norma ad hoc per i reati di corruzione”.
“Credo che il ddl anticorruzione, che mi auguro sia approvato entro questa settimana sia di quanto meglio possibile” ha, poi, continuato Cantone, sottolineando che “nessuna norma ha effetto salvifico” e che non crede che “le critiche della magistratura siano critiche distruttive: ci sono cose che possono essere migliorate”.
Infine, il numero uno dell’Anac ha, poi, ribadito che “abbiamo assoluta necessità di fare promozione della cultura della legalità nel Paese” perché “la corruzione non è un danno solo per le imprese” ma anche per il futuro dei giovani, “che vanno solo motivati” a interessarsi su questo tema.
Sul Csm, Legnini: “Larga condivisione al testo”
E proprio sul dibattito che ha portato all’approvazione del parere della Sesta commissione “Riforme e Costituzione”, che ha cancellato alcuni passaggi critici come quello che parlava di interventi “frammentari e insufficienti” del governo, torna anche il vicepresidente del Consiglio superiore della Magistratura Giovanni Legnini. “Quando è scoppiata questa polemica avevo subito detto che per una parte era infondata, perché frutto di una mancata o frettolosa lettura del testo, e per un’altra parte che il plenum avrebbe discusso e completato il lavoro. Cosa che è avvenuta.” ha affermato il numero due di Palazzo dei Marescialli.
Al Messaggero l’ex parlamentare Pd ha parlato di “una larga condivisione”, aggiungendo che “nel plenum si dà atto in più punti di una inversione di rotta sul contrasto alla corruzione sottolineando la positività del testo all’esame della Camera, in particolare per quel che riguarda la premialità per chi collabora con l’autorità giudiziaria, il falso in bilancio che finalmente viene reintrodotto, e l’obbligo di restituire il maltolto per accedere al patteggiamento”.
Passando, poi, alle intercettazioni, Legnini ha affermato che il Csm ritiene che “il testo delega proposto dal governo sia largamente positivo”, sottolineando che il “Consiglio è favorevole a una legge sulle intercettazioni che tuteli in modo più adeguato e rigoroso il diritto alla riservatezza delle persone senza che ciò costituisca un impedimento alle indagini e senza criminalizzare la stampa”. “Spetta al legislatore individuare quale tra le diverse opzioni sia quella preferibile”, ha, quindi, proseguito il numero due del Csm.