Pensioni, Criscuolo: “Ecco perché la Consulta ha bocciato la legge Monti”
“Eravamo e siamo sereni. La Corte, come sempre, ha giudicato secondo coscienza e secondo le regole”. Così in un’intervista a La Repubblica, il presidente della Consulta Alessandro Criscuolo, che chiarisce: “Non ho nessuna ragione di coltivare una polemica con il ministro Padoan. Ma dare per scontato che la Corte dovesse acquisire i dati prima di decidere sulle pensioni mi sembra che non risponda all’attuale disciplina che regola il funzionamento della Consulta”.
“D’altra parte – prosegue – acquisire questi dati a cosa doveva condurre? Forse all’accertamento del numero delle pensioni coinvolte? O sarebbero dovuti servire per formare il nostro convincimento? Ma tutto questo non corrisponde alla natura della Corte costituzionale, che opera come un giudice, e quindi non ha la possibilità di aspettare dati che, a tuttora, mi sembrano incerti, perché non si sa quale sia l’entità del cosiddetto buco determinato dalla sentenza”.
“Se il ministero dell’Economia aveva a cuore i dati sulle pensioni – aggiunge Criscuolo – poteva trasmetterli alla Corte”. “Il principio della sentenza – sottolinea il presidente della Corte Costituzionale – dovrebbe valere per tutte le pensioni, ma specialmente per quelle più basse”.
Criscuolo: “Ecco perché abbiamo bocciato la legge Monti”
Sul perché abbia optato per una bocciatura della legge Monti, Criscuolo spiega: “Mi è sembrato che ci fosse una violazione degli articoli 36 e 38 della Costituzione, nei quali si garantisce al lavoratore, fra l’altro, il diritto a una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro”.
Per quanto riguarda invece l’articolo 81 che garantisce il principio dell’equilibrio di bilancio, Criscuolo afferma: “Questo principio effettivamente è stato costituzionalizzato, ma non spetta alla Corte garantirlo, bensì ad altri organi dello Stato”.