Renzi spera in un sindacato unico, l’ira della Camusso: “Roba da totalitarismi”
“A me piacerebbe che prima o poi si arrivasse al sindacato unico, che non ci fossero tutte queste sigle su sigle”. La stoccata arriva dal premier Matteo Renzi, ospite a Bersaglio Mobile, il programma di La7 condotto da Enrico Mentana. Un auspicio che scatena una vera e propria reazione stizzita da parte dei sindacati.
Il commento più duro arriva da Susanna Camusso, leader CGIL: “Penso che il tema del sindacato sia quello del sindacato unitario. Il sindacato unico è invece una concezione che esiste solo nei regimi totalitari”. E aggiunge che si tratta di “una concezione concettualmente sbagliata perché presuppone un pensiero unico che non fa parte della modernità”.
Renzi, la replica dei sindacati
Secca la replica anche di Carmelo Barbagallo, segretario UIL: “Dove c’è un sindacato unico o ci sono governi totalitari o ci sono lavoratori che stanno peggio. Si deve rassegnare a un sindacato riformista”. E sottolinea, provocatoriamente, a proposito degli imprenditori: “Pensa pure lì a un sindacato imprenditoriale unico?”. Meno duro il commento di Annamaria Furlan, leader CISL, che in ogni caso respinge l’idea di sindacato unico: “L’Italia ha bisogno di sindacati responsabili e riformatori, capaci come ha fatto sempre la CISL nella sua storia di guidare le trasformazioni del paese con una linea partecipativa e non antagonistica”.
Landini ad alzo zero contro il premier
Durissimo, invece, Maurizio Landini. Il leader della Fiom, ormai in trincea da molti mesi contro il governo, in un’intervista a Repubblica non le manda a dire: “L’idea del sindacato unico è la conseguenza di un modello autoritario. Invece di disegnare modelli sindacali, che non è il suo mestiere, dovrebbe varare la legge che ripristini la democrazia in fabbrica dando ai lavoratori la possibilità di decidere sui contratti che li riguardano”.
Parlando del caso Fiat, Landini aggiunge: “Se vogliamo essere onesti quella che si sta facendo in Fiat non si può chiamare contrattazione. Marchionne ha proposto un modello salariale totalmente legato ai risultati dell’azienda e le altre organizzazioni sindacali lo hanno sottoscritto. Così è accaduto sul diritto di sciopero. Gli aumenti che si stanno firmando in Fiat sono totalmente legati ai bilanci, una materia che i lavoratori non riescono a controllare e non aumentano mai la paga base oraria. E la limitazione del diritto di sciopero – aggiunge – viene incontro a un’esigenza che non mi sembra il problema più grave da risolvere in questi mesi alla Fiat. Dopo le elezioni europee – sottolinea Landini – Renzi ha fatto una scelta precisa. Non cerca il consenso delle persone che lavorano, cerca il consenso delle imprese, che assumono perchè c’è la ripresa e anche perchè il governo ha finanziato ogni assunzione con 8.000 euro. Poi il job act ha cancellato lo statuto dei lavoratori. Il consenso delle imprese è scontato. Le politiche sul lavoro di questo governo sono peggiori di quelle dei governi di centrodestra“.