Ocse, Italia in fondo alla classifica dell’occupazione giovanile
In Italia solo il 52.8% dei giovani tra i 25 e i 29 anni ha un’occupazione, lo afferma l’ultimo rapporto dell’Ocse (“Oecd skills outlook 2015”).
Una situazione quasi tragica, che ha comportato un crollo del dato dal 64.3% del 2007. Così il nostro paese è all’ultimo posto dell’area Ocse per quanto riguarda l’occupazione giovanile, contro una media del 73.7%. Peggio di noi starebbe solo la Grecia, che però non fa parte dei paesi studiati in questo caso dall’organizzazione di Parigi. Sono dati pesanti che si aggiungono alle ultime rivelazioni dopo l’approvazione del Jobs Act.
Troppi italiani Neet
L’allarme principale che lancia l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico riguarda i cosiddetti Neet, i giovani inattivi, coloro che non studiano e non lavorano. Nel 2013 hanno raggiunto quota 26.1% degli under 30, con un aumento di quasi sette punti percentuali dal 2008. È un dato preoccupante, il quarto dell’area. Tra i Neet italiani, addirittura il 40% ha abbandonato la scuola prima del diploma di maturità, quasi il 50% ha smesso di studiare o lavorare dopo la scuola superiore (il 10% dopo la laurea).
Giovani con poche competenze
Ad inquietare non è solo la quantità di giovani che non riescono ad entrare nel mercato del lavoro, ma anche la qualità dell’istruzione con cui si ritrovano. Sempre secondo l’ultimo rapporto dell’Ocse, in Italia ci sarebbe un problema addirittura per quanto riguarda le competenze. C’è una percentuale doppia (20%) di giovani tra i 16 e i 29 anni che ha scarse competenze di lettura e scrittura, rispetto al 10% della media europea. E come se non bastasse, i ragazzi italiani non se la cavano neanche in matematica: saremmo i penultimi, dopo gli Stati Uniti d’America, in questo ambito di preparazione. Questa scarsità di competenze comporta un basso livello di “occupabilità” dei giovani della nostra penisola: «non hanno le competenze richieste dal mercato del lavoro o non possono usarle in modo produttivo», ha evidenziato il rapporto.
Segretario Ocse: un futuro difficile per i giovani
Per il segretario generale dell’Ocse Angel Gurria «troppi giovani lasciano la scuola senza avere le competenze giuste e anche quelli che le hanno, trovano difficoltà ad utilizzarle in modo produttivo». Ovviamente non è un dilemma solo italiano e neanche solo politico, è una soprattutto “una necessità economica”. “Questi giovani avranno spesso un futuro difficile”, ha continuato Gurria.
L’abbandono scolastico
Da aggiungere è anche l’eccessiva facilità con cui si abbandona la scuola. L’Italia è seconda in percentuale per la quantità di giovani under 25 che hanno lasciato le superiori e non seguono altre tipologie di educazione (17.8%). Per l’Ocse i governi dovrebbero fare di più affinché i giovani possano avviare la propria carriera lavorativa, fornendo maggiori competenze adatte al mondo occupazionale.