Confindustria, Renzi snobba Squinzi e va da Marchionne
Dal palco dell’Assemblea di Confindustria a Milano, il numero uno della federazione degli industriali Giorgio Squinzi chiede all’esecutivo di continuare sulla strada della determinazione.
“Al governo non ho nulla da chiedere”
“Oggi non ho richieste né intendo lamentarmi con il Governo di alcunché” ha affermato il patron di Mapei, sostenendo che “qualcosa e non poco si muove e sta cambiando”. Pur ricordando che “la manina antimpresa ogni tanto si esercita”, Squinzi ha, però, sottolineato che “le riforme avviate e alcune misure di politica economica adottate testimoniano del lavoro svolto dal Governo e sono una cifra importante anche dell’impegno di Confindustria in favore delle imprese”.
Squinzi, quindi, è ritornato a ribadire il giudizio positivo che gli industriali danno al Jobs Act e al Decreto Poletti: “finalmente, dopo anni ci allineano ai nostri competitori europei in materia di lavoro”. Quindi, parlando della delega fiscale, il numero uno di Mapei ha sottolineato che essa “scrive le regole di un fisco diverso, anche se la pressione fiscale resta a livelli intollerabili per cittadini e imprese, il vero ostacolo a nuovi investimenti e alla crescita duratura”.
“Ai giovani dobbiamo raccontare che noi siamo stati, siamo e saremo protagonisti, non comparse della storia dell’industria mondiale” ha, poi, continuato Squinzi, che ha sottolineato che “per farlo dobbiamo dotarci di quello stesso coraggio e della stessa voglia di rischiare per modernizzare la nostra società che hanno caratterizzato gli anni del dopoguerra”.
Alle parti sociali: “Siamo noi stessi a regolare i nostri rapporti”
Squinzi si è, poi, rivolto anche alle parti sociali, invitandole a rivendicare “il diritto di essere noi stessi a regolare i nostri rapporti piuttosto che qualcuno proceda per legge” e ricordando che servono “legami più stringenti ” sul fronte del rapporto salario produttività e che venga evitato che “le imprese siano costrette a sommare i costi di contrattazione”.
Alle parole del numero uno di Confindustria non si è fatta attendere la reazione della Segretaria generale della Cgil Susanna Camusso, che ha commentato: “Mi preoccupa che in una relazione fondata sull’innovazione si proponga in realtà la ricetta più antica del mondo e cioé quella della riduzione dei salari”.
Si stigmatizza sull’assenza di Matteo Renzi
Passando all’assenza in platea del presidente del Consiglio Matteo Renzi, oggi a Melfi in visita allo stabilimento della Fiat in cui, recentemente, vi sono state nuove assunzioni, gli industriali stigmatizzano. “La sua presenza a Melfi è significativa, è importante essere nei luoghi giusti, che ce la fanno” ha affermato il presidente di Assolombarda Gianfelice Rocca, il quale, però, non ha mancato di mandare una frecciatina anche al colosso automobilistico torinese, che ha abbandonato Confindustria “È Marchionne che sarebbe dovuto essere qua”.
Comunque, nonostante l’assenza del premier, gli industriali hanno ricevuto il messaggio inviato loro dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il quale ha affermato che “tornare alla crescita richiede uno sforzo in termini di innovazione e investimenti, terreno dove l’Italia si colloca ancora al di sotto ad altri paesi industrializzati, per adeguarsi alle nuove tecnologie, valorizzare le capacità delle persone, sostenere la competizione”. Ricordando che è compito della politica dover “proseguire lungo il sentiero delle riforme strutturali per migliorare il contesto per fare impresa”, il Capo dello Stato ha sottolineato anche che sia “necessaria una visione ambiziosa e di lungo termine per gestire il cambiamento e posizionare il nostro Paese su un sentiero virtuoso”.