Election day, elezioni regionali: 7 sistemi elettorali nelle 7 Regioni al voto
Vigilia dell’election day. Domani quasi 22 milioni di elettori saranno chiamati alle urne per rinnovare 7 Consigli Regionali e 742 Consigli Comunali. Ma, naturalmente, tutti i riflettori sono puntati sulle Regioni – ente disprezzato a giorni alterni – perché, secondo molti, questa tornata elettorale ha assunto il ruolo di test importante per il governo Renzi, come lo furono le Europee dello scorso anno.
Come si vota
Il 23 febbraio del 1995 fu approvata una legge elettorale valida per tutte le Regioni: il Tatarellum, così ribattezzata per il nome del suo primo firmatario e relatore Pinuccio Tatarella (deputato di An). La norma, che si inseriva all’interno di un progetto presidenzialista, è stata poi modificata nel 1999. Oggi questo modello elettorale permane solo in Liguria. Con la legge costituzionale numero 1 del 22 novembre 1999, si è modificato proprio l’articolo 122 della Costituzione che oggi recita così, al primo comma: “Il sistema di elezione, il numero e i casi di ineleggibilità e di incompatibilità del Presidente e degli altri componenti della Giunta regionale, nonché dei consiglieri regionali sono disciplinati con legge della Regione nei limiti dei principi fondamentali stabiliti con legge della Repubblica che stabilisce anche la durata degli organi elettivi”. Ergo: ogni Consiglio Regionale approva autonomamente la propria legge elettorale. Così domani gli elettori andranno a votare con ben 7 sistemi diversi.
Elezioni regionali Veneto
Le ultime elezioni del 2010 che videro l’affermazione di Luca Zaia su Giuseppe Bortolussi si tennero con il vecchio sistema elettorale valido per 8 delle 13 regioni al voto cinque anni fa. La nuova legge elettorale è del gennaio 2012 a cui sono state apportate delle modifiche proprio nel gennaio di quest’anno. Risulta eletto il Presidente che ottiene più voti (principio maggioritario) e non è previsto il ballottaggio. I seggi invece vengono assegnati in maniera proporzionale con premio di maggioranza variabile: se la coalizione del Presidente eletto ottiene almeno il 50% dei voti potrà disporre del 60% dei seggi in Consiglio Regionale, almeno il 40% equivale al 57,5% dei seggi e meno del 40% al 55% dei seggi. La soglia di sbarramento è piuttosto bassa: 5% per le coalizioni o 3% per le liste. E’ previsto il voto disgiunto, detto anche panachage. Si può esprimere una sola preferenza e quindi non è prevista la “doppia preferenza di genere” anche se le liste sono formate per il 50% da donne. Quasi 5 milioni di elettori veneti saranno chiamati ad eleggere 49 consiglieri comunali più due: il Presidente della Giunta e il primo dei non eletti tra gli altri 6 candidati. L’ultima modifica introdotta lo scorso 27 gennaio è l’introduzione del limite di 2 mandati consecutivi per Presidente della giunta, assessori e consiglieri. La norma però non è retroattiva perciò entrerà in vigore solo dal 2025. Riflettori puntati su Padova (746mila elettori), tradizionale feudo della Lega e su Verona (711mila), città natale di Flavio Tosi.
Elezioni regionali Liguria
Come abbiamo detto, la Liguria è l’unica Regione italiana in cui è rimasto in vigore il Tatarellum. I candidati governatori sono sostenuti da coalizioni formate da listini bloccati regionali e da liste provinciali. I 30 (più uno) seggi totali sono assegnati per l’80% con metodo proporzionale tra le liste provinciali mentre il restante 20% con metodo maggioritario ripartiti tra i listini regionali. La soglia di sbarramento è anche qui del 3% per le liste provinciali a meno che non siano collegate a liste regionali che hanno superato il 5% dei voti. E’ previsto il voto disgiunto: si può votare solo per la lista provinciale, solo per il listino regionale o per entrambe anche in maniera differente. Al contrario, non sono previste le “quote rosa” e si può esprimere una sola preferenza. Esiste tuttavia un meccanismo di “tutela delle minoranze” per cui se una coalizione ha ottenuto almeno il 50% dei seggi solo con i voti delle liste provinciali, dal listino regionale vengono eletti solo 3 candidati mentre gli altri, relativi alla quota maggioritaria rimanente, sono redistribuiti equamente tra listino regionale e coalizioni minoritarie.
Elezioni regionali Toscana
Nella patria di Renzi e Verdini, il Nazareno è di casa. Per approvare il cosiddetto Toscanellum – antesignano dell’Italicum approvato definitivamente alla Camera – lo scorso settembre c’è voluto un accordo politico tra Pd e Forza Italia che ha prodotto una spaccatura interna tra i dem in consiglio regionale. Al momento del voto finale, infatti, otto consiglieri sono usciti dall’aula perché non sono stati “accettati emendamenti migliorativi”. La somiglianza con l’Italicum è evidente. Il premio di maggioranza è variabile: con almeno il 45% dei voti si ottiene il 60% dei seggi e 58% tra il 40 e il 45% dei voti. Se nessuno raggiunge la soglia del 40% (Italicum 2.0), viene introdotto per la prima volta il ballottaggio tra i primi due candidati. Le soglie di sbarramento sono differenziate: 10% per le coalizioni di partito, 5% per le liste che si presentano in autonomia, 3% per le liste coalizzate. Sono reintrodotte le preferenze (due al massimo e di genere) ma i nomi sono già stampati sulla scheda per cui si dovrà obbligatoriamente scegliere tra questi. Con la nuova legge è rimasto in vigore anche un listino bloccato facoltativo formato da 3 candidati scelti dalle segreterie di partito. Come ha fatto notare lo scorso novembre l’ex deputato dell’Idv Fabio Evangelisti sul sito di Libertà e Giustizia, la legge rischia di non rispettare i dettami della sentenza del 2014 in cui la Consulta ha bocciato premio di maggioranza e liste bloccate del Porcellum.
Elezioni regionali Umbria
Parlando della sentenza che ha definito incostituzionale il Porcellum, cade a fagiolo il caso umbro. A marzo infatti il Consiglio Regionale ha approvato una legge che prevede un premio di maggioranza abnorme: chi vince, senza soglia minima di voti, prende automaticamente il 60%. Tutto questo in barba alla Corte Costituzionale. Nessun ballottaggio, dunque. Non è previsto il voto disgiunto e si possono esprimere due preferenze di genere. Qualche numero. I seggi da assegnare sono 20 (più il Presidente): la coalizione vincente può ottenere fino ad un massimo di 12 seggi mentre gli altri 8 vengono attribuiti alle minoranze, mentre la lista che ottiene il miglior risultato (tra quelle che appoggiano il governatore eletto) può ottenere fino a 10 seggi e i 2 rimanenti vanno alle migliori liste perdenti. Rimane un dato politico. Come ha scritto il 9 marzo scorso Giovanni Belardelli sul Corriere, il turno unico con premio di maggioranza senza soglia minima di voti è stato introdotto perché ad un ipotetico ballottaggio la coalizione di maggioranza in Consiglio Regionale (Pd) avrebbe perso. Ma, si chiede Belardelli, ci si può fare una legge su misura?
Elezioni regionali Marche
Quella di domani sarà una delle tornate elettorali più discusse degli ultimi anni vent’anni, da quando, il centro-sinistra ha preso in mano la Regione fino ad oggi. Se dal 2005, infatti, Gian Mario Spacca è stato il governatore del Partito Democratico, oggi lo ritroviamo in corsa per un terzo mandato tra le fila del centrodestra sostenuto da Forza Italia e Nuovo Centro Destra. Ma come si vota? A 3 mesi dal voto il Consiglio Regionale ha approvato una nuova legge elettorale che prevede una ripartizione dei seggi così articolata: 18 seggi alla coalizione che supera il 40% dei voti, 17 tra il 37 e il 40%, 16 tra il 34 e il 37, e se nessuno ha raggiunto almeno il 34% dei consensi i seggi vengono ripartiti in maniera proporzionale senza premi di maggioranza. Soglia di sbarramento al 5% su base regionale oppure se una coalizione non riesce a raggiungerla, basta che una lista interna raggiunga il 3% dei voti. Non è previsto il voto disgiunto e solo uno di preferenza. Con le modifiche dello scorso febbraio è stato introdotto, come in Veneto, il limite dei due mandati consecutivi.
Elezioni regionali Campania
Le legge elettorale risale al 2009, ma a marzo di quest’anno sono state approvate delle modifiche rilevanti in vista del voto di domani. I consiglieri passano da 60 a 50 e il sistema è proporzionale con premio di maggioranza pari al 60% dei seggi. La coalizione vincente così potrà disporre di 30 seggi. Come nelle altre Regioni hanno diritto al seggio anche il Presidente eletto e il “miglior perdente” tra gli altri candidati. Soglia di sbarramento al 3% per le liste collegate al candidato che non supera il 10% dei consensi mentre per le liste collegate agli aspiranti governatori che ottengono più del 10% non sono previste soglie di sbarramento. Il Consiglio guidato da Stefano Caldoro – che cerca la riconferma – ha reintrodotto anche la preferenza di genere.
Elezioni regionali Puglia
Niente parità di genere. E’ questo il dato politico più rilevante di una legge elettorale approvata tra le polemiche a marzo. Tanto che il candidato del Pd Michele Emiliano è arrivato a promettere che se sarà eletto governatore chiederà “al nuovo Consiglio di votare subito una nuova legge elettorale”. Intanto però la nuova legge elettorale – approvata a colpi di maggioranza contro le proteste di Sel, Puglia per Vendola e Idv – prevede un premio di maggioranza variabile: 29 dei 50 consiglieri andranno alla coalizione che otterrà almeno il 40% dei consensi, 28 tra il 35 e il 40%, 27 se nessuno raggiunge il 35%. Soglie di sbarramento all’8% per coalizioni e liste che si presentano da sole mentre 4% per le liste interne alle coalizioni. Possibili una sola preferenza e voto disgiunto.
Giacomo Salvini