Elezioni Regionali: il Movimento 5 Stelle si scopre forte
L’esito della tornata elettorale delle regionali ci consegna un quadro politico in netta mutazione. Che, a sorpresa, vede un ottimo risultato per i candidati del Movimento 5 Stelle, storicamente “deboli” nelle competizioni amministrative.
Lo stato maggiore dei grillini ne è ben consapevole e infatti il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio (tracciato da molti come il futuro leader) non risparmia elogi ai suoi colleghi. “Credevano fossimo un fuoco di paglia. Ma il Movimento è di sana e robusta costituzione. Dati simili ci indicherebbero come una forza politica che punta al governo. Dobbiamo aspettare gli scrutini e vedere anche i risultati di lista in Campania, pensando in prospettiva ad elezioni con l’Italicum”.
Ora si gioca in “nazionale”
Già, l’Italicum. Perché ora, chiuse le regionali (che comunque hanno sancito un netto 5-2 a favore del centrosinistra) si pensa già a livello nazionale. I cinque stelle, checché se ne dica, puntano in grande, anche grazie a una legge elettorale, l’Italicum, da loro fortemente osteggiata ma che in realtà potrebbe portarli dritti a Palazzo Chigi. Il meccanismo del ballottaggio prevede infatti un secondo turno in cui i due partiti maggiormente votati al primo si sfidano, uno contro l’altro. Dando per assodato che uno dei due sia il Pd del premier Matteo Renzi, ad oggi il ruolo di sfidante se lo aggiudicherebbe proprio il “non partito” di Grillo e Casaleggio. Il centrodestra, seppur elettoralmente più forte, è infatti molto diviso e frazionato e, a meno di un listone unico poco ipotizzabile, parte svantaggiato.
Tanto per l’avere l’idea di qualche numero, non siamo lontani dalle percentuali dello Tsunami 2013: ovunque tra il 15 e 20%, nelle Marche il candidato Giovanni Maggi ha sfiorato il 22%, mentre in Liguria Alice Salvatore è arrivata addirittura al 25%, a un soffio dal (deludentissimo) risultato di Raffaella Paita.
Ne è consapevole il presidente della Commissione di Vigilanza Rai Roberto Fico, che in un’intervista a Repubblica si lascia andare: “Una sola lista contro una media di 7-8 concorrenti. Con volti sconosciuti, senza soldi. È una vittoria straordinaria, c’è una rivoluzione in atto, nei principi e nel modello culturale che stiamo cercando di imporre. È fondamentalmente una vittoria – afferma – . Dopo due anni di Parlamento, con la coerenza, con le nostre tematiche e con un nuovo approccio, non candidando professionisti della politica nè volti noti o portatori di voti. Rifiutando i rimborsi elettorali. Non abbiamo usato neanche tutte le donazioni ricevute, una parte la daremo in beneficenza”.
Grillo non è più un fattore
Ultima ma non meno importante è la questione della leadership. Fino ad ora il Movimento 5 Stelle era sempre stata considerata una forza politica imperniata sul protagonismo di Beppe Grillo. Oggi non è più così: questi ottimi risultati segnalano una maturazione della classe dirigente grillina, che è riuscita a mobilitare il proprio elettorato di riferimento senza che un eccessivo coinvolgimento del leader maximo. Il quale si è goduto il buon risultato esultando dal suo blog: “Grazie, danke, merci, thank you. Grazie agli italiani che ci hanno votato e che hanno attribuito il ruolo di primo partito al M5S in Liguria, Campania e Puglia e di secondo in altre regioni”. E rilancia il suo Movimento: “No ad alleanze con la sinistra, gli inciuci non ci appartengono”. Poi attacca: “Renzi ha dimezzato i voti delle europee. Non si gestisce un Paese con le menzogne e con l’arroganza”.