Siria: gli Usa accusano Assad di aiutare l’Isis
Siria: gli Usa ritengono che Assad stia favorendo l’Isis bombardando le posizioni dei ribelli nel nord del paese.
Siria: doppio gioco?
Stando a quanto riferiscono dal Dipartimento di Stato Usa, che a sua volta riporta le proteste dei gruppi dell’opposizione siriana, l’aviazione di Damasco avrebbe bombardato le posizioni dei ribelli a nord di Aleppo, mentre queste erano sotto attacco da parte dell’Isis, con la conseguenza di favorire le milizie jihadiste.
Marie Harf, portavoce del Dipartimento di Stato, ha commentato: “ancora una volta Assad ha dimostrato di non voler usare le sue forze per sradicare l’Isis dal suo rifugio sicuro in Siria, in realtà, al contrario vuole rafforzarne le posizioni per le sue ciniche ragioni”. Insomma, quello del presidente siriano è un “cinico doppio gioco” volto a garantirsi la sopravvivenza al potere. “Da diverso tempo osserviamo che l’esercito siriano evita le linee dell’Isis, diversamente da quanto Assad afferma pubblicamente” ha concluso la Harf.
Siria: le accuse dell’intelligence
Sin dall’anno scorso le intelligence occidentali accusano il governo siriano di condurre tale pericoloso “doppio gioco”: Assad finanzierebbe e sosterebbe l’estremismo islamico, nello stesso tempo in cui dice di combatterlo, in modo da poterlo sfruttare contro i gruppi dell’opposizione cosiddetta “moderata” (sostenuti dagli Usa in funzione anti-Isis ma, soprattutto, anti-Assad) che vorrebbero destituirlo.
Appartenenti alle intelligence occidentali, in condizione di anonimato, hanno raccontato al Daily Telegraph di come il governo di Damasco (a partire dal 2013) abbia acquistato milioni di dollari di petrolio e gas, proveniente dai pozzi sotto il loro controllo nella provincia Deir al Zour, dalle Brigate al Nusra (Jahbat al Nusra).
Inoltre, sempre secondo gli agenti segreti, Assad pagherebbe Al Nusra per proteggere oleodotti e gasdotti nella zona nord-orientale del paese, permettendo il trasporto del greggio anche attraverso le zone controllate dall’esercito. In più si sospetta che, attraverso diverse amnistie, il governo di Damasco, consapevolmente, abbia dato la possibilità di rimpolparsi ai ranghi jihadisti.
Siria la difesa di Assad
Già in un’intervista rilasciata alla rivista Paris Match a fine novembre 2014, Assad si è difeso dalle accuse di questo tipo: “se noi supportiamo l’Isis significa che gli chiediamo di attaccarci, di uccidere migliaia di nostri soldati, di occupare città e villaggi. Che tipo di logica sarebbe? Lei dice per dividere le opposizioni, non ne abbiamo bisogno. La verità è che l’Isis è nato in Iraq nel 2006, gli Usa hanno occupato l’Iraq non la Siria”.
Tuttavia, secondo un rapporto del Jane’s Terrorism and Insurgency Center (JTIC), aggiornato al 21 novembre 2014, delle 982 operazioni antiterrorismo condotte dai siriani, nel corso dell’anno precedente, solo il 6% era stato indirizzato contro l’Isis. Nello stesso periodo, l’Isis aveva condotto in media 2,84 attacchi al giorno contro le altre formazioni che combattono in Siria. Lo Stato Islamico – suggeriscono gli autori del rapporto – sa che per affrontare il governo siriano, prima deve conquistare le aree sotto il controllo dei ribelli; Assad aspetta che faccia il “lavoro sporco” prima di affrontarlo?