Bindi: “Accuse volgari e diffamatorie alla Commissione Antimafia”
Alla plenaria della Commissione Antimafia, Rosy Bindi risponde alle accuse, definite “volgari e diffamatorie”, dopo la lista degli impresentabili.
A meno di due settimane dal voto delle regionali, Rosy Bindi torna a parlare nella plenaria della Commissione Antimafia della discussa lista degli impresentabili che ha provocato tanto clamore e altrettante polemiche.
La lista, presentata a meno di 48 ore dal voto e a sole 10 ore dal silenzio elettorale, conteneva una serie di “impresentabili”: personalità, candidate, che erano oggetto di inchieste o processi, tra cui il neo-eletto governatore della regione Campania Vincenzo De Luca.
Bindi ha rivendicato imparzialità
“Le accuse di ‘aver dato vita a un’iniziativa sul piano umano volgare e diffamatoria, sul piano politico infame e sul piano costituzionale eversiva´ sono semplicemente inaccettabili, oltre che infondate” ha detto in commissione il presidente Bindi.
Bindi, inoltre, ha continuato rivendicando l’imparzialità e la correttezza con cui è stato svolto il lavoro di redazione della lista. All’indomani della presentazione della lista, infatti, una gran parte della base del PD ha protestato contro la Presidente dell’Antimafia sui social network, anche con frasi offensive, ‘appoggiati’, in molti casi, da esponenti del partito, in primis De Luca che, all’indomani dell’elezione, ha provveduto a querelare la deputata.
Le accuse toccano cuore delle istituzioni
“Le offese che ci sono state rivolte – spiega Bindi – non sono un fatto personale ma toccano il cuore delle istituzioni. Si dovrà meditare per il futuro su come affrontare il nostro ruolo nell’indagare su mafia e politica. Lo spirito – ha continuato – non è stato e non è quello di creare indebite black list né, tantomeno, improprie white list, bensì solamente quello di assolvere ad un compito della Commissione, stabilito dalla legge“. La lista, infatti, è stata creata su indicazione della norma sull’autoregolamentazione, approvato all’unanimità dalla Commissione nel settembre del 2014. Questo regolamento, infatti, prevedeva ‘l’invito’ ai partiti a non candidare personalità indagate o sotto inchiesta. Tuttavia, come si desume dai social e dai commenti che sono arrivati (in particolare dalla Campania, dove c’è stato il maggior clamore e le maggiori proteste vista la presenza di De Luca), a Bindi non si contesta nemmeno tanto la creazione di questa lista, dove De Luca è incluso per un vecchio processo per il quale ha anche rifiutato la prescrizione, ma bensì per la tempistica: a poche ore dal silenzio elettorale e dal voto, quando un lavoro del genere doveva essere fatto in tempi più consoni, magari non oltre i 7-10 giorni dall’ufficializzazione delle candidature.
Rosy Bindi sul caso De Luca
E proprio sul caso De Luca la Bindi si concentra: “La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Salerno, il 27 maggio, ha fornito un riscontro relativo al caso di Vincenzo De Luca, trasmettendo la corposa documentazione di oltre 300 pagine, subito messa a disposizione dei magistrati della Commissione ed esaminata all’indomani insieme a tutti gli altri casi restanti“. Per la “delicatezza” del caso, poi, la deputata ha detto di aver prelevato la documentazione dalla Procura di Salerno “la mattina di Venerdì 29 Maggio“, a poche ore dalla pubblicazione della lista. E probabilmente l’inserimento di De Luca nella lista è avvenuto proprio in quelle ore, dato che il Senatore Buemi, componente della commissione, ha raccontato di aver chiesto al presidente se De Luca fosse presente nella lista e la Bindi gli avrebbe risposto “al momento no“. Vista la rabbia di De Luca ci si può aspettare, nelle prossime ore, una risposta del governatore in merito.
Francesco Di Matteo