Civati bacchetta la minoranza Pd: “Su Casson la colpa è anche un po’ sua”
Il giudizio di Pippo Civati sui risultati dei ballottaggi è netto: “Il centrosinistra si è rotto”, afferma il deputato ex Pd in un’intervista al Quotidiano Nazionale. Il fattore discriminante, secondo il fondatore del movimento “E’ possibile”, è stato proprio il premier: “Molti votano il Pd perché c’è Renzi, molti altri non lo votano per lo stesso motivo. Da qui, nasce l’incertezza dell’elettorato”.
Sembra ormai passato un secolo dal 40% conquistato alle scorse europee: “Il premier ha perso la forza centripeta delle Europee, quando attraeva voti sia a destra sia a sinistra”, dice Civati. “Renzi, all’inizio, piaceva a Vendola e a Landini – prosegue – poi ha virato al centro e si è sbilanciato a destra con la riforma del lavoro e della scuola, rompendo a sinistra. Tutto questo ha influito. E il premier più che unire, divide”.
Civati respinge l’accusa di aver contribuito alla disfatta di Lella Paita in Liguria alle ultime regionali con il suo “bertinottismo di ritorno”: “Ma va… Raffaella Paita ha perso per 10 punti su Giovanni Toti. Pastorino non c’entra nulla”. Ma Felice Casson, il candidato sindaco del Pd a Venezia, è un civatiano: “Casson è sempre stato… cassoniano, in verità. Non ha voluto nessuno in campagna elettorale. Certo, è una personalità molto forte – sottolinea Civati – più vicina a me che a Renzi. Alle primarie non lo sostenevano nemmeno i bersaniani. L’hanno votato i miei, Sel e Rifondazione comunista. Ciò nonostante nessuno mi ha invitato per dare una mano…”.
Per Civati “non è molto credibile un candidato considerato anti-Renzi che accetta Renzi e non invita Civati perché potrebbe acuire le tensioni… l’elettore se ne accorge, eh”. L’appoggio del M5S a Casson alla fine non è arrivato: “Se sei del Pd, per un grillino, non è facile votarti e stare a sentire Renzi dire: ‘Ho vinto anche a Venezia’”.
“Arrivati a questo punto – puntualizza l’ex dem – il centrosinistra sconta una rottura al proprio interno sia che si candidi un candidato renziano come nel feudo boschiano di Arezzo, sia che corra uno radicale come Casson a Venezia”. Secondo l’ex candidato alla segreteria del Pd, Felice Casson avrebbe dovuto disertare la disputa: “Se Casson avesse davvero voluto fare Casson, sì. Ma sono io che mi sarei comportato così”.
Civati punzecchia la minoranza Pd
Civati se la prende anche con la minoranza del partito, di cui faceva parte fino a un mese fa, prima dello strappo definitivo: “Se sei infastidito da Renzi, critichi le riforme, ma resti nel Pd, se perde Casson è anche un po’ colpa tua”.
Stando alle ultime performance elettorali, i grillini potrebbero rappresentare una minaccia per il Pd alle prossime politiche, secondo Civati: “Se Grillo arriva secondo e raduna le forze anti-sistema potrebbe vincere le elezioni”. Intanto, “E’ possibile”, la nuova creatura politica di Civati, sta per venire alla luce: “Un partito di centro ormai non basta, se la destra si riorganizza è caos. Domenica a Roma lancio il mio movimento ‘È possibile’: daremo il via a una grande campagna referendaria per cambiare Italicum e Jobs Act”, conclude il deputato milanese.