Orlando nomina Adriano Sofri consulente esperto, lui smentisce
Con un decreto specifico che porta la data dello scorso 19 giugno, il Guardasigilli Andrea Orlando ha nominato Adriano Sofri, ex leader di Lotta Continua condannato a 22 anni di carcere per essere stato riconosciuto quale mandante dell’omicidio del Commissario di Polizia Luigi Calabresi avvenuto a Milano nel 1972, consulente esperto, “per quanto concerne i settori istruzione, cultura e spettacoli”, all’interno del piano di riforma del sistema penitenziario italiano. Una scelta che ha lasciato sbigottito anche il direttore de La Stampa, Mario Calabresi, figlio di Luigi, il commissario ucciso nel 1972. Per l’omicidio Sofri è stato condannato a 22 anni e scarcerato nel gennaio del 2012 per decorrenza della pena. “Sentire pareri diversi è sempre giusto ma non comprendo la scelta di far sedere Sofri al tavolo della riforma. Spero che Orlando lo spieghi” ha scritto Calabresi su twitter.
Sentire pareri diversi è sempre giusto ma non comprendo la scelta di far sedere #Sofri al tavolo della riforma. Spero che Orlando lo spieghi
— mario calabresi (@mariocalabresi) 23 Giugno 2015
Nel pomeriggio è arrivata però la smentita di Adriano Sofri: “Su di me solo fesserie, non andrò a una riunione dove ero invitato”. Una decisione, quella di fare un passo indietro, presa per preservare gli Stati Generali stessi dal peso deformante di improprie letture. Alla smentita di Sofri si aggiunge quella del ministro Orlando. “Non c’era nessun tipo di consulenza nè tanto meno di incarico retribuito per Adriano Sofri”.
Successivamente Glauco Giostra, Coordinatore del Comitato Scientifico degli Stati Generali dell’esecuzione penale, in merito al caso Sofri, ha precisato: “In nessun modo può la partecipazione a quella procedura considerarsi un incarico di consulenza, trattandosi della promozione di un dibattito pubblico intorno ai temi del carcere”.
Proteste del segretario del Sappe Capece
“Inaccettabile e inammissibile la decisione del ministro Orlando di nominare Adriano Sofri, responsabile di istruzione e cultura negli Stati generali delle carceri” ha dichiarato senza mezzi termini Donato Capece, segretario generale del Sindacato autonomo di polizia penitenziaria Sappe. Ancor più grottesco per un progetto di riforma così importante, ha fatto notare il segretario, appare che per tali prestazioni professionali “gli italiani onesti e con la fedina penale immacolata pagheranno con le loro tasse le trasferte, i pasti ed i gettoni di presenza!”.
I tavoli d’avvio dell’iter di rinnovamento e gestione degli Stati generali delle carceri italiane, si legge negli atti del decreto, saranno 18. Il pool di tecnici scelti per affiancare il Ministero della Giustizia in tale processo di ristrutturazione del sistema detentivo consterà di personalità della cultura e di operatori del mondo dello ius penale, ma anche di ex parlamentari. Capece si è dunque soffermato sulla “clamorosa assenza”, non senza qualche accento di ambiguità e sospetto, nel gruppo di lavoro designato dai palazzi di via Arenula, “di poliziotti penitenziari esperti nella tutela della sicurezza”.
Capece: “Meno male ci hanno risparmiato Totò Riina”
“Meno male che ci hanno risparmiato Totò Riina, che magari avrebbe potuto parlare di una revisione del regime penitenziario duro del 41 bis”, ha proseguito laconico Capece auspicando una repentina presa di posizione del Capo dello Stato Sergio Mattarella affinché “intervenga su quella che è una scelta del ministro della Giustizia inopportuna e inadatta”.
Riccardo Piazza