Grecia, la Bce mantiene i finanziamenti Ela al livello attuale. Draghi: “Faremo il possibile”
E’ stata una lunga notte quella dei greci dopo il sonoro no dell’Europa ad un ulteriore slittamento della scadenza del programma di salvataggio alla loro economia (prevista per il 30 di giugno), una proroga che il leader ellenico Alexis Tsipras ha richiesto per poter far scegliere alla sua popolazione – tramite un referendum indetto per il prossimo 5 luglio – se rimanere all’interno dell’Ue, e quindi sottostare alle condizioni che i partner continentali hanno imposto al paese in crisi, o uscire una volta per tutte.
Già da ieri sera lo spettro del default si aggira per Atene e il resto della Grecia terrorizzando i suoi abitanti che, in preda alla paura di non poter più avere nel giro di poco tempo accesso al proprio credito, sono corsi in massa agli sportelli delle banche prelevando in totale 700 milioni di euro in un solo giorno. Si tratta delle ultimissime risorse a disposizione del sistema bancario ellenico, il quale si appoggia a sua volta su un meccanismo di liquidità di emergenza finanziato proprio dalla Bce e denominato Ela (la cui gestione è della banca centrale greca).
Default scongiurato?
Ciò che ha riempito di incubi la succitata lunga notte dei greci è stata proprio la possibilità concreta di un default se Mario Draghi, dal vertice della Banca centrale europea, avesse deciso di interrompere il flusso di questa liquidità (Ela) – l’ultima vera scialuppa di salvataggio, troppo stretta per portare tutti indenni a riva – data l’indisponibilità della Grecia di restituire al Fondo Monetario Internazionale di Christine Lagarde la somma dovuta di 1,6 miliardi di euro. Senza la liquidità della Bce per i greci di Tsipras sarebbe la fine nel giro di ventiquattro ore.
Dopo alcune indiscrezioni, circolate questa mattina, riguardo l’arrivo del giorno del giudizio per la Grecia, il popolo ellenico ha potuto tirare un sospiro di sollievo: Draghi, dopo aver riunito in teleconferenza il consiglio direttivo della Bce, ha infatti deciso di mantenere al livello attuale il flusso di liquidità Ela auspicato dal leader di Syriza. La Bce, fatto salvo un monitoraggio costante da parte del consiglio, non lo interromperà fino a domenica prossima, permettendo così all’economia greca di sopravvivere fino a quel giorno, quando si svolgeranno le consultazioni referendarie.
La Bce ha d’altronde in mano il destino delle quattro maggiori banche greche – l’Alpha bank, la Banca del Pireo, la Banca nazionale di Grecia ed Eurobank – e sarà quindi lei a decidere se esse rispettano quei requisiti di solvibilità indispensabili alla continuazione dell’erogazione dei fondi che servono a tenerle in piedi. Il ministro dell’economia, l’ormai noto Varoufakis, ha iniziato a prendere in considerazione alcune misure se l’ipotesi più funesta, quella dell’esaurimento della liquidità degli istituti di credito, si dovesse concretizzare, come il controllo sulla circolazione dei capitali o la chiusura degli sportelli. E’ prevista per oggi pomeriggio una riunione ad Atene del Consiglio per la stabilità finanziaria della Grecia in cui saranno discusse proprio queste circostanze: ad essa saranno presenti Yanis Varoufakis, il suo vice Dimitris Mardas, il governatore della Banca centrale Yiannis Stournaras, il capo dell’Associazione delle banche greche, il presidente di HFSF e della Commissione Capital Markets.
Referendum approvato in Parlamento. Tsipras: “Questa si chiama democrazia”
Intanto la richiesta di referendum sull’Europa avanzata da Tsipras è stata approvata dal Parlamento ellenico, mentre i sondaggisti cercano di avanzare previsioni sul suo risultato che, per il momento, sembra favorire il fronte del sì, cioè quello che vuole un accordo con i creditori.
“Votate no al referendum, combattiamo contro pratiche di cui l’Europa dovrebbe vergognarsi. Ci accusano di avere fatto un colpo di stato. Invece questa si chiama democrazia“, queste le ultime dichiarazioni del premier greco, un vero e proprio suggerimento al suo popolo dovuto all’amaro in bocca lasciatogli da questi ultimi negoziati con i partner europei e internazionali. “Voglio assicurarvi che personalmente ho fatto quello che potevo. Alla fine hanno prevalso le voci estreme tra i partner e le istituzioni”, ha continuato a spiegare Tsipras, aggiungendo poi che “fin dai primi giorni” egli ha “lottato duramente per il popolo e il Paese”, ma che la Grecia ha dovuto “negoziare con le spalle al muro e in condizioni di asfissia senza precedenti”.
“Sono fiducioso che il popolo greco rimarrà nella storia e dirà no a un ultimatum. Invieremo un messaggio di democrazia e di dignità in tutta Europa”, ha poi concluso.