Caso Loquenzi, dietro front a 5 Stelle: Casaleggio impone la riconferma
Casaleggio docet. Si rivota. Come aveva riportato la Stampa stamani, nel pomeriggio si riunirà nuovamente l’assemblea dei deputati del Movimento 5 Stelle per un clamoroso dietrofront: dopo la “bocciatura” della settimana scorsa nei confronti del capo staff della comunicazione a Montecitorio Ilaria Loquenzi, oggi i parlamentari pentastellati si ritroveranno per votare nuovamente. E riconfermeranno Loquenzi, il cui incarico sarebbe cessato proprio oggi.
La retromarcia sarebbe stata imposta direttamente da Gianroberto Casaleggio, “guru” storico del Movimento che non aveva preso per niente bene la decisione del gruppo parlamentare.
Ilaria Loquenzi (36 anni), ex collaboratrice della senatrice grillina Paola Taverna, è considerata una fedelissima di Grillo e Casaleggio. Ma in particolare del secondo, che l’aveva nominata per sostituire Nicola Biondo dopo le elezioni europee dello scorso anno. Si deve anche a lei la nuova strategia comunicativa del Movimento che – secondo tutti i sondaggi – ha permesso la risalita grillina in chiave governativa: più moderazione e ritorno in tv. La Loquenzi dispensa consigli ai parlamentari tipo questo: “Quando vi fanno domande sciocche o non pertinenti, tipo quella sulla democrazia nel Movimento, replicate con qualcosa di più interessante che state facendo per il vostro territorio”. Nonostante la cacciata formale, ha continuato a sostenere il Movimento partecipando alla fiaccolata dell’Onestà di sabato scorso ad Ostia. “Rimarrai con noi” gli aveva confidato Casaleggio.
La bomba era esplosa giovedì scorso quando 26 deputati pentastellati avevano votato contro la riconferma della Loquenzi come capo staff della comunicazione. In 18 avevano votato pro-Loquenzi mentre i restanti 10 si erano astenuti. Numeri alla mano quasi la metà del gruppo parlamentare non era presente al voto (37 su 91) e il direttorio si era espresso a favore della riconferma in blocco: 4 su 5 (Luigi Di Maio presiedeva l’Aula) avevano votato sì. Tra i contrari si rilevavano i parlamentari liguri vicini al fuoriuscito Massimo Artini, la capogruppo alla Camera Francesca Businarolo, i vicecapogruppo Davide Crippa e Giorgio Sorial, l’ex capogruppo Fabiana Dadone e l’abruzzese Andrea Colletti.
In molti avevano interpretato questo voto come un voto politico contro Casaleggio e il direttorio. Secondo l’agenzia di stampa AdnKronos, inoltre, nei giorni scorsi è stato proprio il fondatore a minacciare la non ricandidatura “per un secondo mandato”.
Così, è arrivata la marcia indietro. Oggi, dopo l’Aula, si vota di nuovo. Anche perché il “non Statuto” del Movimento è chiaro: “La costituzione di due ‘gruppi di comunicazione’, uno per la Camera e uno per il Senato, sarà definita da Beppe Grillo in termini di organizzazione, strumenti e di scelta dei membri”.
Giacomo Salvini