Crisi Grecia, lo schema della crisi, l’infografica del Wall Street Journal
Che la crisi greca sia intricata lo sappiamo. Le richieste dei creditori saranno giudicate domenica nel referendum indetto, anche se FMI, BCE e Commissione Europea hanno sottolineato che quelle offerte sono già scadute, e poi cosa potrebbe succedere?
Il Wall Street Journal ha riassunto in un utile infografica il possibile esito di questi giorni concitati sia dal punto di vista finanziario che politico
Crisi Grecia, gli esiti politici
IL WSJ immagina che Tsipras possa accettare in extremis il piano dei creditori,e a questo punto o schierarsi addirittura per il Sì, facendolo vincere, oppure annullare il referendum e siglare un accordo con le istituzioni.
Se invece, come pare ormai quasi certo, il referendum si tiene, in caso di vittoria del No Tsipras potrebbe voler tornare al tavolo negoziale ritenendosi più forte, e a questo punto o le istituzioni siglano un nuovo accordo con il governo greco con termini modificati, o rifiutano, rimanendo sulle posizioni, e la Grecia va in default definitivo perchè non arriverebbero nuovi fondi
Se vincesse il Sì, vi sarebbero le dimissioni del governo, e a questo punto il giornale americano vede la possibilità di elezioni anticipate, il cui esito sarebbe incerto, se vincessero ancora gli anti-troika, si andrebbe direttamente al default, se vincesse invece una coalizione filo-europea gli effetti sarebbero gli stessi di un governo tecnico successivo alla vittoria del Sì, ovvero si tornerebbe al tavolo con le istituzioni creditrici accettando le loro proposte. A questo punto però non è certo che queste ultime ritengano sufficienti le ultime proposte, riprendendo i fondi, poichè potrebbero anche ritenere non vi siano più le condizioni per un nuovo finanziamento, e la Grecia si troverebbe ancora una volta in default definitivo
Crisi Grecia, gli esiti finanziari
Dal punto di vista economico la Grecia, non avendo ripagato la tranche di 1,6 miliardi al FMI il 30 giugno si trova in default, e multipli default potrebbero arrivare se non riuscisse a pagare il 10 luglio le cedole dei buoni del Tesoro, poi il 14 luglio quando scadrebbero dei Samurai bond ventennali, e infine il 20 luglio quando dovrebbe restituire dei titoli comprati dalla BCE nel 2010 e 2011.
Queste multiple inadempienze stanno provocando lo stop di ulteriori aiuti del FMI o la fornitura di liquidità dalla BCE e potrebbero portare anche alcuni creditori privati a volersi rivalere legalmente attraverso i CDS (Credit Default Swap). In ogni caso vi sarebbe una prosecuzione e un aggravamento dei controlli di capitale, con l’impossibilità di ritirare liquido dalle banche chiuse, di effettuare spese con le carte di credito, di portare, almeno legalmente, fondi all’estero.
A questo punto la storia si divide, nel caso di un fallimento di nuovi negoziati, dopo la vittoria del No o del Sì, vi sarebbe l’introduzione di una moneta parallela (IOU, I owe You) che poi sarebbe adottata come nuova moneta, una nuova dracma, insomma, e con questa valuta, di dubbio valore, si ricapitalizzerebbero le banche.
Se invece i negoziati avessero buon fine, gradualmente o in una volta sola i controlli dei capitali sarebbero levati.
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