Grecia: la luce in fondo al tunnel
Grecia: i creditori stanno valutando le proposte inviate dal governo Tsipras: l’obiettivo è quello di evitare l’uscita dall’Eurozona. Ottimismo ad Atene, disponibilità ma anche fermezza dalla controparte.
Grecia: la proposta di Tsipras
Il pacchetto di misure proposto dal governo di Atene ammonta a 12 miliardi di euro tra quest’anno e il 2016: equivale a 5 punti e mezzo del PIL greco. La Grecia si impegna ad aumentare l’IVA sui ristoranti (aliquota aumentata al 23%), gli alberghi (13%), alcuni servizi sanitari, in più si prevedono tagli alle pensioni, l’eliminazione del regime fiscale di favore per gli agricoltori e gli armatori (abolite le agevolazioni sulla benzina) e l’aumento dell’imposta sugli utili delle società (passa dal 26% al 28%). A quanto pare l’età pensionabile verrà innalzata a 67 anni (ai lavoratori greci resterà la finestra dei 62 anni se in possesso di 40 anni di contributi). Via lo sconto IVA alle isole entro il 2016.
Ai rappresentanti dei creditori il compito di esaminare tali misure: al più presto l’Eurogruppo conoscerà la loro risposta. Il piano di Tsipras è legato all’ottenimento degli aiuti previsti dall’ESM, ovvero il “Fondo Salva Stati”: se la trattativa andasse a buon fine le casse elleniche sarebbero coperte fino al 30 giugno 2018 (nuovo prestito di 53,5 miliardi di euro: sarebbe il terzo salvataggio per la Grecia).
Grecia: lo scoglio tedesco
La partita a scacchi sull’asse Atene-Bruxelles sta volgendo a favore del leader di Syriza, infatti, risulta che la proposta abbia riscontrato un certo favore nelle controparti. Tuttavia, la Germania non ci sta a cedere. Il nodo più importante da sciogliere resta la ristrutturazione del debito greco caldeggiata anche da parte Usa: agli inviti di Washington, il ministro delle Finanze tedesco Schauble ha risposto con un tweet: “facciamo uno scambio tra Grecia e Portorico”.
Intanto, anche Syriza si spacca. Panagiotis Lafazanis, ministro dell’energia greco e sostenitore della “linea dura” all’interno del partito di Tsipras, ha ribadito che la cosa più umiliante per Atene sarebbe accettare un terzo memorandum e relative misure d’austerità. D’altra parte, il premier ellenico ha lasciato liberi i suoi deputati sul voto al possibile accordo, potendo contare sull’appoggio dell’opposizione rappresentata da Nea Demokratia, Pasok e To Potami. Però, se il piano dovesse passare grazie a queste forze, l’attuale esperienza di governo sarebbe conclusa. Le alternative sarebbero due: governo di unità nazionale – ipotesi preferita dai creditori – oppure elezioni anticipate.