Il Jobs Act all’opera: 185 mila posti di lavoro in più a maggio
I dati che il Ministero del Lavoro ha diffuso in questi giorni provano a sostenere la tesi che la riforma del lavoro (Jobs Act) voluta dal governo Renzi, abbia avuto l’effetto di stimolare la crescita occupazionale.
Per il mese di maggio 2015 il saldo tra la quantità di nuovi contratti attivati e tra quelli cessati presenta un dato positivo di 185.000 nuovi posti di lavoro. Sono state 934.000 le attivazioni e 749.000 le cessazioni di rapporti di lavoro. Rispetto a maggio 2014 sono aumentate del 3,8% le attivazioni, ma pure le cessazioni sono cresciute di circa il 4%: in pratica il raffronto con lo stesso mese dell’anno passato non indica una variazione particolare del saldo, solo 4.000 unità in più di contratti.
All’interno del dato generale la tipologia di contratto che è cresciuta di più è quella a tempo determinato che ha registrato un +184.000 unità mentre il saldo positivo dei contratti a tempo indeterminato è di sole 271 unità, ma bisogna sottolineare che l’anno scorso il dato registrava un meno 17.000 unità. L’incidenza sul totale dei contratti attivati del lavoro a tempo determinato passa dal 15% al 19%.
L’Osservatorio sul precariato dell’INPS prende in considerazione i primi mesi del 2015 e li raffronta con i primi cinque del 2014: le nuove assunzioni a tempo indeterminato sono state 760.059 e cioè il 25,1% in più rispetto allo stesso periodo del 2014.
Il Jobs Act prevede un esonero contributivo valido per tre annualità (max 8.060 euro su base annua) da parte del datore di lavoro che assume un lavoratore a tempo indeterminato entro il 31 dicembre 2015. Questo fattore e le facilitazioni inserite nella riforma del lavoro per consentire licenziamenti più rapidi (per motivi economici per esempio) sono gli strumenti che il governo a maggioranza PD ha adottato per incrementare le assunzioni, soprattutto quelle stabili.
Il tasso di occupazione che rivela l’ISTAT salirebbe solo di un 0,3%. Matteo Renzi dichiara riferendosi ai nuovi dati di maggio, anche riguardo al +0,9% della produzione industriale: “è la dimostrazione che facendo le riforme le cose cambiano”. Riconosce che sono solo un primo passo verso obiettivi più ambiziosi, ma sostiene la bontà del Jobs Act per aver incoraggiato l’inversione di tendenza.
Lorenzo Chemello