Nucleare Iran: l’eredità più importante di Obama
Nucleare Iran: due anni di estenuanti trattative e diciotto giorni di colloqui a Vienna hanno permesso al gruppo dei 5+1 di raggiungere uno storico accordo con l’Iran grazie al quale si arresta il programma nucleare della Repubblica Islamica.
Nucleare Iran: il “no” repubblicano
L’intesa con Teheran, molto probabilmente, rappresenta la più importante eredità degli 8 anni di presidenza di Obama.
Un’intesa fortemente voluta e perseguita ostinatamente nonostante le opposizioni dei principali alleati nell’area islamica (Israele, Arabia Saudita) e di tutti i principali deputati e senatori repubblicani. In particolare un secco no all’accordo è arrivato dal premier israeliano Benjamin Netanyahu che ha parlato di “un errore storico dalle dimensioni devastanti”.
Forti critiche sono arrivate poi da tutta l’area Repubblicana del Congresso che ha sottolineato come l’intesa non eviti la minaccia di un “Iran nucleare”. La fine del regime delle sanzioni e dell’embargo petrolifero rappresenterebbe un’occasione per Teheran per tornare ad essere protagonista sulla scena mediorientale. Un Iran più libero di manovrare potrebbe costituire un incentivo a diffondere ancor di più le armi in una regione già fortemente destabilizzata.
Già nel mese di marzo, all’avvio delle trattative, 47 senatori del partito repubblicano avevano scritto una “lettera aperta” in cui manifestavano il proprio dissenso alla posizione di Obama troppo moderata e fatta di eccessive concessioni allo stato islamico.
Nucleare Iran: una nuova speranza in Medioriente
Nella giornata di ieri il Presidente degli Stati Uniti, in un discorso tenuto dalla East Room della Casa Bianca, è tornato sull’argomento per spiegare al suo popolo i termini dell’intesa attraverso una meticolosa esposizione dei fatti sottolineando come l’accordo non determinerà un’evoluzione dell’Iran in senso democratico ma semplicemente risolve un problema specifico e importantissimo per l’ordine mondiale riducendo i rischi di un conflitto. “L’alternativa all’intesa era l’aumento del rischio di una guerra in Medio Oriente e dei rischi per la nostra sicurezza nazionale”, ha dichiarato.
Ha comunque auspicato che la firma di Vienna porti l’Iran ad essere meno aggressivo e più cooperativo nella regione del Medio Oriente. Rivolgendosi poi al Congresso, Obama ha espresso la speranza che l’accordo (che dovrà essere valutato e ratificato nei prossimi 60 giorni) venga giudicato sui fatti e non sulla base delle posizioni politiche e delle lobby, affermando con forza che opporrà il veto a qualsiasi iniziativa volta a far arenare l’intesa durante il voto.
Nucleare Iran: l’apertura alla Russia
Inattesa è invece e arrivata l’apertura alla Russia. Il Presidente degli Stati Uniti si è detto sorpreso dall’atteggiamento di Putin considerate le differenti posizioni sulla crisi ucraina; “Putin e il governo Russo hanno distinto gli ambiti in modo sorprendente; non avremmo raggiunto questo accordo se non fosse stato per la loro volontà di rimanere con noi e con gli altri partner del 5+1” ha spiegato.
Allora se da una parte, in un Medio Oriente continuamente flagellato da guerre, la diplomazia ha avuto la meglio sulle armi, dall’altro i dubbi sull’intesa permangono, L’Iran dovrà sedersi a tanti altri tavoli negoziali soprattutto per risolvere i conflitti in corso nella regione ma l’impressione è che la firma di Vienna possa rappresentare una svolta storica.
Stelio Pagnotta