Riforma Pa, sì della Camera. Critici i sindacati
La Camera dei Deputati ha approvato la Riforma della Pubblica Amministrazione firmata Marianna Madia. Ora tocca al Senato, dove è atteso il via libera definitivo. Per il ministro “il lavoro è ancora tanto”, anche se ricevesse subito il consenso di Palazzo Madama, bisognerebbe emanare una lunga sequenza di decreti attuativi.
Le novità della riforma Pa
Con un emendamento a firma Partito democratico è stato soppresso il requisito del voto minimo di laurea per partecipare ai concorsi pubblici. È stato approvato anche un emendamento del MoVimento 5 Stelle sui dirigenti: revoca o divieto di incarico nei settori esposti a rischio corruzione in caso di condanna, anche non definitiva, da parte della Corte dei Conti al risarcimento del danno erariale per condotte dolose. Poi sono stati allargati i limiti temporali per gli incarichi ai pensionati. Si cercherà di dare più spazio ai giovani nell’Avvocatura dello Stato.
Le opposizioni sono comunque critiche. Il M5S ha definito la riforma “un pantano”, mentre il capogruppo alla Camera di Forza Italia Renato Brunetta (anche ex ministro della Pa) la ritiene “un’accozzaglia”.
I sindacati: “La riforma penalizza i lavoratori”
Il giudizio non è per niente positivo, ancora una volta i sindacati bocciano una riforma del governo del premier fiorentino Matteo Renzi. Cgil e Uil concordano nel dire: “La riforma penalizza i lavoratori”, come “cancella i servizi pubblici”. La Madia e Renzi hanno “uno strano concetto di semplificazione”. Così scenderanno in piazza il 29 luglio con lo slogan “contratto subito”, ha ribadito il segretario generale della Funzione pubblica della Cgil Rossana Dettori. Per la Cisl la riforma è “una scatola vuota”.