La rivoluzione fiscale di Renzi non piace alla Sinistra dem
La rivoluzione fiscale legata al successo delle riforme annunciata ieri da Matteo Renzi non è piaciuta alla Sinistra dem. “Non siamo al mercato delle figurine, non è che se non ci sono le riforme, salta il taglio delle tasse” afferma a Repubblica, Gianni Cuperlo, che chiede chiarezza al premier Matteo Renzi. “Il nodo non è se Renzi ignora la sinistra del Pd, ma se ignora i problemi. In un’ora e mezzo di discorso ha detto delle cose giuste su immigrazione, Europa, crescita, diritti civili. Ma ha aggirato ostacoli seri a partire dal mezzo milione di voti persi e dalla difficoltà del Pd di allargare il consenso. Non ha parlato di cosa rischia di diventare il partito in troppe realtà e della questione morale che ci responsabilizza”.
Renzi e la questione morale
Già la questione morale. Il premier non ha negato l’accordo sottotraccia con i verdiniani pronti a dare una mano al governo sul campo delle riforme in cambio di poltrone ed incarichi. Un aiuto che renderebbe di fatto nullo il potere politico di Silvio Berlusconi. Per questo oggi, dalle colonne del Corriere della Sera, Giovanni Toti tende una mano a Renzi. “Noi siamo pronti a dar vita anche a una Costituente. E, avendo ascoltato le parole di Salvini dopo l’incontro con Mattarella, potrebbe starci anche la Lega. Io non so – spiega Toti – che cosa vogliano fare Verdini e quel drappello di transfughi eletti con Berlusconi. D’altronde, tra tanti cambi di casacca, soltanto quelli che riguardano i passaggi verso Forza Italia finiscono sotto processo in tribunale. Spero solo che Renzi non voglia usare questi metodi per temi tanto delicati come le riforme costituzionali”. Inoltre, aggiunge Toti, “se Renzi accetta di ridiscutere alcuni punti della riforma del Senato e della legge elettorale noi siamo pronti a rimetterci al tavolo con lui“.
I paletti di Speranza
L’aiuto di Verdini, si sa, non piace nemmeno alla Sinistra dem, che ha paura di veder contaminata la natura del Pd. Roberto Speranza mette alcuni paletti alla rivoluzione fiscale renziana. ” La priorità per me è defiscalizzare gli investimenti per creare lavoro. Per esempio continuare a detassare le nuove assunzioni come avvenuto quest’ anno. Poi serve progressività: va bene abbassare le tasse, ma partiamo sempre da chi ha di meno. E attenti a toccare un welfare già debole” spiega l’ex capogruppo alla Camera del Pd che aggiunge “è giusto superare la tassa sulla prima casa, ma non per tutti. Che senso avrebbe cancellarla per una persona dal reddito alto che ha un attico nel pieno centro di Roma? Sono soldi che si potrebbero investire su altro. Per esempio su quella misura universale di contrasto alle povertà che chiedo da tempo”.
Renzi: “Patto con italiani, con riforme si può”
Nonostante lo scetticismo di alleati e opposizioni, il premier rilancia oggi la sua rivoluzione fiscale. “È un patto con gli italiani. Abbiamo sempre detto che finalmente dopo tanti anni di immobilismo si può. Abbiamo iniziato con gli 80 euro, l’Irap. Se le riforme andranno avanti e credo che lo faranno, nel 2016 via tutte le tasse sulla prima casa, nel 2017 via una buona parte dell’Ires, nel 2018 scaglioni Irpef” spiega Renzi al Tg2. “I numeri per portare a casa questo risultato, continuando ad abbassare il debito perchè altrimenti i nostri figli dovranno continuare a pagare le nostre colpe e non è giusto, ci sono a condizione che il Parlamento continui a lavorare con intensità”. E le risorse? “Ci saranno: abbiamo già iniziato. La possibilità di farcela è evidente. È un piano che stiamo studiando da almeno sei mesi”.