Turchia: con la “scusa” dell’Isis si bombardano i curdi
Turchia: nuovo attacco alle posizioni dei combattenti curdi schierati al confine siriano. Ankara ha dato il via a un’operazione contro il terrorismo che dovrebbe culminare nella creazione di una “zona cuscinetto”. Il Premier Davutoglu esclude un’intervento di terra in Siria.
Turchia: gli attacchi contro i curdi
Domenica, i tank turchi hanno aperto il fuoco contro miliziani curdi che si trovavano al confine siriano, nei pressi del villaggio di Zormikhar. I leader delle Unità di Difesa Popolare Curda (YPG) precisano che si tratta del secondo attacco del genere dopo quello di venerdì, quando i carrarmati di Ankara avevano ucciso 4 combattenti dell’Esercito Libero Siriano (FSA), una delle fazioni armate che si oppongono a Bashar Al Assad in Siria. Le forze curde sono state colpite anche a Tel Abyad: la città che rappresenta un importante punto strategico sulla strada di Raqqa, de facto la capitale del Califfato, a giugno era stata riconquistata proprio dalle forze congiunte di Esercito Libero Siriano e YPG.
I leader curdi hanno denunciato gli ultimi accadimenti con un comunicato: “attaccano le nostre difese invece di colpire gli avamposti dell’ISIS“; c’è un’unica spiegazione secondo loro: “la Turchia vuole impedire la creazione di una regione curda autonoma“. In particolare, Ankara sembra aver lanciato una pesante offensiva contro il PKK (Partito dei lavoratori del Kurdistan) che, dopo l’attentato di Suruc della scorsa settimana (nell’attacco firmato dallo Stato Islamico sono morti 32 attivisti socialisti sia turchi che curdi e ne sono stati feriti oltre un centinaio), è accusato di aver condotto una serie di attentati contro le forze di sicurezza turche. Sabato, dopo una tregua di due anni, alcuni jet hanno bombardato i campi di addestramento del PKK nel nord dell’Iraq.
Turchia: vertice NATO contro il “terrorismo”
Da Ankara si ribadisce che il governo continuerà ad attaccare sia le postazioni dell’ISIS sia quelle del PKK finché le due organizzazioni risulteranno un pericolo per la Turchia. Infatti, sempre dal governo si nega di aver autorizzato il bombardamento delle postazioni dell’YPG, tuttavia si ribadisce: “colpiremo tutte le organizzazioni terroristiche” presenti al confine siriano, come ha detto il Primo Ministro Davutoglu, “non solo lo Stato Islamico“. Su questo punto s’accordo anche gli Usa che, per bocca di Ben Rhodes, portavoce della Casa Bianca, ricordano: “naturalmente anche noi consideriamo il PKK un’organizzazione terroristica, quindi la Turchia ha diritto a intraprendere delle relative operazioni di contrasto“. In più Rhodes ha aggiunto: “apprezziamo la volontà turchi di accelerare gli sforzi contro l’ISIS“.
Dunque, mentre Turchia e Usa inaugurano una collaborazione volta a creare una “zona cuscinetto” per accogliere i profughi siriani – le basi aeree turche ospiteranno i caccia della coalizione anti-ISIS a guida Usa – domani la NATO si riunirà per affrontare la questione del confine turco-siriano. L’incontro di emergenza è stato richiesto proprio da Ankara che spera di poter barattare il proprio intervento contro lo Stato Islamico in Siria – anche se il governo ribadisce di non voler intervenire “boots on the ground” – con le “mani libere” per quanto riguarda i curdi, fino a ieri alleati molto importanti degli Usa in Iraq oltre che in Siria.