Monti: il ritorno nel segno dell’Eurotassa
Monti: l’ex premier a capo di un gruppo di esperti con il compito di proporre un’eurotassa, l’idea è del ministro delle Finanze tedesco Schauble.
Monti: il ritorno del loden
L’indiscrezione circola sulla stampa tedesca da un paio di giorni, poi qualcuno della Commissione Ue – ha preferito restare anonimo – al settimanale Der Spiegel ha aggiunto che l’idea è buona, dunque, “vale la pena esplorarla“. Pare che i lavori per creare un “bilancio unico” europeo siano già iniziati, pienamente all’interno del progetto l’introduzione della cosiddetta “eurotassa”: l’ipotesi è allo studio di un gruppo di esperti capeggiati da Mario Monti. L’ultima volta l’ex premier era stato avvistato durante il naufragio di Scelta Civica, adesso è tornato, nei panni di “braccio destro”del ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schauble.
Con l’eurotassa ci si propone di concedere disponibilità finanziarie straordinarie all’Eurozona in modo da affrontare con maggiore sicurezza le crisi di bilancio sovrano e le congiunture negative: in pratica, gli stati dell’Eurozona, forse anche gli altri membri Ue, dovrebbero devolvere parte delle riscossioni Iva e Irpef (con aliquote e parametri a discrezione nazionale) a un fondo europeo. Altra possibilità è quella di aggiungere una tassa addizionale su Iva e Irpef, o altre imposte, per finanziare il suddetto fondo. La gestione di quest’ultimo sarebbe comunque affidata a una figura descritta finora come un “superministro” delle Finanze dell’Eurozona.
Monti: non si torna indietro
Riscuotere le tasse è uno dei pilastri della sovranità moderna, molti paesi europei potrebbero non essere d’accordo nel sacrificarla pur di blindare l’Euro. Persino in Germania, il piano di Schauble potrebbe incontrare una strenua resistenza. Sicuramente sembra voler resistere la cancelliera Merkel: le elezioni politiche si avvicinano, vai a spiegare agli elettori la necessità di perdere il controllo sui propri soldi per salvare uno stato (vedi Grecia) in caso di bancarotta.
Sulla stessa linea, Hollande – anche se ufficialmente si è detto disponibile a parlarne – e Cameron non hanno intenzione di perdere consenso interno per rimpinguare ulteriormente le casse di Bruxelles. D’altra parte, per tornare in Italia, anche Renzi potrebbe osteggiare il provvedimento (da varare nel 2017 e applicare nel 2018) vista la riduzione fiscale di 45 miliardi attentamente modulata sulle scadenze elettorali: via l’Imu sulla prima casa nel 2016, per rispondere alle amministrative; riduzione delle tasse sulle imprese nel 2017; e riduzione dell’Irpef nel 2018. Certo, altra storia sarebbe se Schauble avesse proposto di unificare il debito degli stati, invece di proporre un aumento della pressione tributaria.