Rai, approvato il ddl della riforma al Senato. I giudizi severi delle opposizioni
Renzi ha sempre spiegato che le riforme sono essenziali e decisive nella sua azione di Governo. La riforma con cui ridisegnare la Rai è l’ultima battaglia del premier che ha già dimostrato di andare sino in fondo anche quando le condizioni politiche avverse e le critiche dell’opinione pubblica consigliano di cambiare strada. E’ successo sia con la legge elettorale che con la riforma della scuola. Ora è stata approvata anche la riforma della Rai, il ddl è passato, rispettando la scadenza del 31 luglio dopo che ieri la maggioranza è stata battuta sulla votazione di un emendamento, quello sulle deleghe al canone. Intanto nella giornata di oggi sono piovuti commenti e reazioni sia sul merito della riforma che su quanto avvenuto ieri in Senato.
Zavoli: si punti ad autentico servizio pubblico
“La Rai è riformabile se si accetta l’idea di rifondarla sulla base di un proposito pregiudiziale: quello di rinnovare, aggiornandolo, lo spirito di un autentico servizio pubblico. La cui natura rifiuti l’antica insidia di una politica che ha inflitto al più grande strumento per la crescita civile e culturale del Paese una sorta di pluralismo democratico in realtà trasformato nella somma di tante, evidenti ma indomabili faziosità”.
Per l’ex presidente della Rai Sergio Zavoli, intervistato da Repubblica, “il passo indietro dei partiti dalle intromissioni disseminate negli ambiti e nei ruoli più indebiti dell’occupazione deve dar luogo a un sistema di garanzie che tuteli un patrimonio nazionale gestito secondo un trasparente principio di competenza, indipendenza e responsabilità”. “Una pregiudiziale primaria – spiega Zavoli – è quella di eliminare le inframmettenze esercitate attraverso la pratica dello spoil system, cioè dei sistematici affidamenti professionali, i più delicati, decisi dai partiti che prevalgono nei confronti elettorali”. “L’informazione – aggiunge – è la forma comunicativa centrale di una Tv pubblica”.
Rai, Tobagi: Renzi vuole occuparla
“Siamo al punto di non ritorno, sono cadute tutte le maschere, sono venute alla luce per intero le contraddizioni e le mistificazioni del governo Renzi sulla Rai. È evidente che Renzi si è mosso, e non da ora, per presidiare l’azienda e le sue reti. A me sembra che quel che sta compiendo sulla Rai sia solo una delle sfaccettature della forte tendenza accentratrice di questo esecutivo”. Così Benedetta Tobagi, consigliere uscente della Rai, in un’intervista a Repubblica. “La Rai è già filogovernativa, basta leggere i dati dell’osservatorio di Pavia o quelli pubblicati dall’Espresso qualche tempo fa. Renzi è nei tg più di quanto lo fosse l’ultimo Berlusconi premier”, dice Tobagi.
“Per un presidente del Consiglio in calo di consensi, com’è lui ora, poter controllare ancor più tg e reti è una polizza sulla vita politica. Questa fretta non casuale in piena estate è congeniale e ciò mi indigna da cittadina prima che da consigliere Rai”. “Purtroppo non siamo alla vigilia della liberazione dal giogo dei partiti, una retorica che pure Renzi ha cavalcato, mentendo, per mesi”, prosegue Tobagi. “Abbiamo vissuto i tempi bui dell’Editto bulgaro, spero che non si torni a quella fase. Ma assistiamo a un premier che si serve della Gasparri. E tutto intorno, il silenzio. Come in una sorta di anestesia collettiva, ed è pericoloso”.
Gasparri a Renzi: “Campanello d’allarme”
“È un campanello d’allarme. Così non vanno avanti, sono in grande difficoltà”. Per il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, intervistato dal Corriere della Sera, il fatto che ieri il governo sia andato sotto in aula al Senato sulla votazione per l’art.4 del ddl Rai “dimostra che quando arriveranno le riforme importanti, dovranno ragionare con tutti. A partire da noi”.
“Nessun Nazareno, nessun accordo sottobanco. È tutto alla luce del sole”, assicura Gasparri. “Renzi non può illudersi che con gli ‘avventizi dell’ultimo giorno’ possa andare avanti tranquillamente in Senato a fare quello che vuole, deve essere pronto a un nuovo confronto”. Il dialogo va riaperto “sulla legge elettorale, in primo luogo. E sulle riforme, non si può andare avanti a colpi di maggioranza ignorando le posizioni dell’opposizione su temi che riguardano tutti”, evidenzia Gasparri.