Russia: Putin rivendica il “Polo Nord”
Russia: si riaccende all’improvviso la disputa sui confini del Mar Glaciale Artico dopo che nella giornata di ieri, la Russia ha presentato alla Commissione per i limiti della piattaforma continentale delle Nazioni Unite, una richiesta formale in cui reclama la propria sovranità su un’estesa area del Polo Nord.
Russia: dimostrare la continuità territoriale
La rivendicazione di Mosca ha ad oggetto oltre 1,2 milioni di chilometri quadrati di piattaforma Artica e trova il proprio fondamento nella Convenzione Onu sul diritto del mare, siglata a Montego Bay nel 1982, che consente ad uno stato di estendere la propria giurisdizione sulla piattaforma continentale (vale a dire il naturale prolungamento del territorio che si sviluppa sotto la superficie del mare) per uno spazio compreso tra le 200 e le 350 miglia dalla costa. Condizione necessaria è che il paese dimostri la propria continuità territoriale con le terre sommerse ed è questo l’obiettivo di Putin.
Il premier russo ha da sempre mostrato grande interesse per la zona e le motivazioni che sottendono tale propensione sono, oltre che di natura politica, soprattutto di carattere economico. Stando ai recenti rilevamenti il Mar Glaciale Artico contiene il 30 per cento del gas naturale e il 15 per cento del petrolio non ancora scoperti. Se la richiesta fosse accolta Mosca avrebbe accesso ad oltre 4,9 miliardi di tonnellate di idrocarburi. Inoltre la regione artica è considerata strategica anche per il possibile sfruttamento di nuove rotte commerciali: il surriscaldamento globale e il parziale scioglimento dei ghiacciai potrebbe portare all’apertura di nuove rotte di comunicazione tra l’Europa Orientale e l’Asia. Già nel 2001 la Russia ci aveva provato, ma in quel caso la richiesta era stata rifiutata dall’Onu perché non sufficientemente supportata.
Russia: la contesa e la nuova destabilizzazione
Per questi motivi Putin ha istituito una specifica commissione per sviluppare progetti economici nel Polo Nord e organizzato negli anni numerose spedizioni scientifiche; inoltre, ha proceduto negli ultimi anni a una progressiva “militarizzazione” dell’Artico: la nona flotta , la più imponente di tutta la forza navale russa, è stata dislocata nell’arcipelago della Novaya Zemlya e alla fine del 2014 il ministero della Difesa russo ha organizzato nella regione artica l’esercitazione “Vostok 2014”, la più grande esercitazione militare dalla caduta dell’URSS. Nel 2007 poi, la stessa Russia, aveva piazzato simbolicamente un propria bandiera nei fondali marini artici. Il Mar Glaciale Artico è stato inserito nella lista delle zone prioritarie di influenza di Mosca e il suo controllo è equiparato , per importanza, al controllo della Mar Nero e della Crimea.
Oltre alla Russia però anche altri paesi rivendicano la sovranità sull’area. Negli anni richieste formali per il controllo di ampie zone del Polo Nord sono state presentate da Stati Uniti, Norvegia, Canada e Danimarca; si tratta di rivendicazioni spesso in contrasto tra loro che hanno ad oggetto territori contesi e questo rende la questione particolarmente controversa. In questa situazione appare molto difficile che l’Onu possa pronunciarsi positivamente in favore dell’uno o dell’altro “contendente”; è auspicabile , quando più di un paese avanza richieste di possesso e sovranità sulla stessa area, che siano quegli stessi paesi a trovare un accordo; tuttavia se l’accordo, considerata la portata degli interessi in gioco, sembra tutt’altro che possibile, la riapertura di questo fronte introduce nuovi elementi di destabilizzazione nei rapporti tra la Russia e l’Occidente.