Il governo mette un freno agli scioperi
Scioperi: le polemiche sulle interruzioni dei servizi causa “assemblea sindacale” che a fine luglio hanno messo a dura prova migliaia di turisti presentatisi agli scavi di Pompei e per la stessa ragione al Colosseo a Roma hanno sicuramente accelerato le intenzioni del governo di creare una nuova normativa sugli scioperi e sulle regole di rappresentanza sindacale durante le trattative per i contratti di lavoro.
Si è presa la palla al balzo per voler porre i maggiori sindacati italiani davanti alla realtà dello svuotamento del loro bacino di iscritti e quindi alla loro perdita di rappresentatività tra i lavoratori. Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera e membro della sinistra PD, si trova in sostanziale accordo con il collega di partito il giuslavorista e senatore Pietro Ichino sulla proposta di imporre una soglia di sbarramento per consentire solo ai sindacati sufficientemente rappresentativi di presentarsi al tavolo delle trattative per il rinnovo dei contratti. La soglia annunciata è quella del 5%. Per conoscere se un’organizzazione sindacale possiede o no la patente del 5% ci si dovrà basare sull’elezione dei delegati. Inoltre la validità di un contratto sarà permessa solo con la firma del 50% + 1 dei lavoratori o dei loro delegati.
Tutte le novità sugli scioperi e non solo
Le novità annunciate dal Partito Democratico vogliono sicuramente mettere un freno alle piccole sigle sindacali, che in questo modo verrebbero delegittimate a trattare con le controparti. Ma non ci si ferma qui con le novità. Infatti si parla di introdurre per i dipendenti dei servizi pubblici di trasporto una soglia di “approvazione” in caso di eventuale scelta di scioperare da parte dei lavoratori: almeno il 30 o 40% di essi dovrebbero essere d’accordo o meno con l’avvio dello sciopero sennò lo sciopero non si potrà fare. Anche qui il freno lo si vuole porre nella libera scelta, anche di una minima parte dei dipendenti, di scegliere lo sciopero come arma contrattuale da utilizzare contro la dirigenza del pubblico servizio. Se per ora si parla di servizi pubblici di trasporto forse un giorno se ne comincerà a parlare anche per le regole di sciopero riguardanti le aziende private e allora si tratterebbe davvero di una seria involuzione delle libertà acquisite dai lavoratori negli anni Sessanta-Settanta.
Superamento contratto nazionale di categoria
Un’altra battaglia storica di Renzi e per la verità anche della Confindustria, riguarda il superamento del contratto nazionale di categoria. E’ vero che 800 euro di salario al Sud non equivalgono al potere di spesa che si avrebbe al Nord. L’obiettivo è avvicinarsi al modello Germania dove i contratti aziendali sono predominanti. Ricordiamoci però che la maggior parte delle aziende italiane sono di piccole dimensioni e che attuano un ostracismo molto forte all’entrata dei sindacati nelle trattative. Renzi sfida i sindacati ad adattarsi alle nuove proposte normative. Sicuramente la reazione di questi ultimi non si farà attendere.
Lorenzo Chemello