Marò: cosa cambia per Latorre e Girone?
Marò: i giudici del tribunale del mare impongono a Italia e India di fermare ogni iniziativa che potrebbe aggravare la disputa. Entro il 24 settembre, le due parti devono presentare un rapporto. Niente da fare riguardo alle misure gravanti su Latorre e Girone. Delusione per l’Italia ma “la decisione spetta all’arbitrato internazionale dell’Aja”.
Marò: mezza vittoria?
Arrivato il primo verdetto del Tribunale internazionale del diritto del mare (ITLOS) di Amburgo – 15 giudici a favore e 6 contrari – sul caso dei due marò italiani Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Il Tribunale non adotterà “misure provvisorie” in merito perché tale compito spetta all’arbitrato internazionale dell’Aja, tuttavia, i giudici dell’ITLOS chiedono a Italia e India di sospendere le altre procedure in corso e presentare un rapporto sullo “stato dell’arte” entro il 28 settembre.
Per ricapitolare. L’Italia ha chiesto che venisse fermato il processo attualmente in corso in India e che a Latorre e Girone fosse permesso di attendere a casa la decisione della Corte permanente dell’arbitrato dell’Aja. Mentre la prima richiesta è stata sostanzialmente accolta – demandando la risoluzione proprio all’arbitrato – sulla seconda i giudici hanno ritenuto di non potersi esprimere, appunto perché competenza dell’Aja.
Marò: che succede ora?
Dunque, Girone resta in India e Latorre deve ritornarci, appena si concluderà il periodo di convalescenza successivo al malore accusato nel settembre scorso. Francesco Azzarello, agente del governo ad Amburgo, da un lato ha espresso soddisfazione per la sentenza, dall’altro si è detto “deluso” per la mancata decisione sulle misure limitative della libertà dei due marinai italiani. A fargli eco Francesco Francioni, giudice ad hoc scelto dall’Italia al Tribunale del mare, che si chiede come la sentenza possa rivelarsi efficace senza che vengano rimosse i vincoli imposti dall’India.
Non cambia nulla, quindi, per Latorre e Girone?. La decisione dell’ITLOS può essere ribaltata solo dall’arbitrato dell’Aja: l’unica strategia che il governo può adottare è quella di provare ad accelerare il pronunciamento dell’arbitrato stesso (potrebbero volerci un anno e mezzo due) e ottenere la rimozione di quelle misure negate dal Tribunale del mare. D’altra parte, l’India non può più affermare con certezza di avere la giurisdizione sul caso. Potrebbe essere costretta a concedere qualcosa: non mancherà il tempo per negoziare.