Ecco perché Salvini ha cambiato idea su Berlusconi
Cambiare idea in politica è una prassi ormai consolidata in Italia. Non deve quindi stupire il dietrofront di Matteo Salvini su Silvio Berlusconi. “La sua esperienza per me sarebbe molto utile. In politica estera, ad esempio, batte Matteo Renzi dieci a zero. Sono il giorno e la notte. Con i governi Berlusconi l’Italia contava molto più di adesso. Africa, Israele, Stati Uniti, Russia: il Cavaliere ha relazioni importanti in mezzo mondo” ha detto ieri il leader leghista in un’intervista a Panorama.
Parole che stridono se raffrontate con il Salvini pensiero di nemmeno un anno fa (“La Lega ha avuto la forza e il coraggio di fare un passo in avanti e bel ricambio generazionale. Altri sono fermi a Berlusconi e a Bersani, che hanno fatto il loro tempo. Sono sicuro che non c’è un solo elettore e un solo militante della Lega disposto a riscommettere su un’alleanza con Berlusconi. Ci abbiamo provato e ha portato solo risultati deludenti. Basta, basta per sempre. Se Berlusconi corre lo fa senza di noi“).
Eppure come spiega Marco Bresolin su La Stampa, l’inversione a U di Matteo Salvini è giustificata: per ben tre motivi:
Prima di tutto Salvini non si aspettava che la sua proposta di bloccare l’Italia per tre giorni a novembre cadesse nel vuoto. Sperava in una sponda in Forza Italia, che non c’è stata. Ora sta cercando di convincere Berlusconi per evitare che l’iniziativa si riveli un grandissimo flop.
Poi c’è la questione meridionale. In via Bellerio tutti hanno preso atto del fatto che il progetto di Noi con Salvini si è rivelato fallimentare. Alcuni sondaggi interni dicono che al Sud non si sfonda e che quindi la corsa solitaria in caso di elezioni anticipate è assolutamente da evitare. Un accordo con Forza Italia è indispensabile, ovviamente sotto l’ombrello di un listone unico.
Già, ma con quale leader? Salvini è convinto che tocchi a lui: il treno è partito e non vuole più fermarsi. Il fatto è che dall’altra parte del centrodestra un leader come Salvini non convince. Troppo estremista, troppo alto il rischio di regalare i voti dei moderati a Renzi. E se alla fine ci si dovesse accordare su un leghista, Berlusconi ha lasciato intendere che sarebbero più graditi i governatori Maroni e Zaia. Quest’ultimo, fresco di rielezione, non vuole lasciare il Veneto. Al massimo se ne riparlerà per il 2018. Il presidente lombardo, invece, ultimamente ha abbandonato il suo rituale silenzio per farsi sentire su questioni nazionali. Scalpita. E allora Salvini ha iniziato a corteggiare Berlusconi.