Leghismo, cattolicesimo e la necessità per Salvini di ricostruire il centrodestra
Il tema dell’immigrazione e tutte le problematiche connesse, le tragedie legate ai disperati tentativi dei migranti di raggiungere l’occidente hanno rappresentato un bollettino continuo e tragico durante tutto il mese d’agosto.
Ed è proprio su questo tema che si sono registrate le principali discussioni pubbliche destinate ad influenzare trame ed alleanze politiche nell’immediato futuro. Uno dei dibattiti più aspri si è innestato sulle dichiarazioni di Mons. Nunzio Galatino, segretario generale CEI, che, come noto, ha duramente attaccato le posizioni di Matteo Salvini sulla tematica dei migranti.
In un’intervista a Famiglia Cristiana della prima metà di agosto riguardo la politica dell’accoglienza e dell’integrazione, Galatino, senza fare alcun nome, aveva lanciato un duro attacco ai “piazzisti da 4 soldi”, capaci di fare “chiacchiere da bar che rilanciate dai media rischiano di provocare conflitti“.
Ogni riferimento a Salvini non risultava ovviamente casuale, tanto che il segretario leghista si era subito sentito chiamato in causa, rispondendo al Monsignore per le rime, tacciandolo tra le altre cose come “Vescovo comunista”.
Al di là della polemica, questi scambi hanno avuto la conseguenza di riaprire il dibattito sul rapporto tra cattolicesimo e leghismo, nonché sulla compatibilità tra i valori cristiani, così importanti e diffusi nell’elettorato italiano, e varie posizioni e assi nevralgici del leghismo di matrice salviniana. A cominciare proprio dalle complessissime tematiche dell’immigrazione, dell’accoglienza e dell’integrazione.
È ovvio che per un cristiano il rispetto dell’essere umano nella sua integrità ed essenza non può essere messo in secondo piano rispetto a qualsivoglia valore, obiettivo o azione politica. Allo stesso modo, i cattolici non possono subordinare la loro fede o i principi religiosi alla strenua difesa di una comunità territoriale o nazionale, che, al contrario, rappresenta uno degli assi identitari del partito leghista sin dai suoi albori.
Tuttavia, a ben guardare, alcune tematiche convergenti tra leghismo e cattolicesimo potrebbero per la verità essere effettivamente individuate. Dalla riduzione delle tasse alla promozione di politiche giuslavoristiche più adatte all’attuale realtà e segmentazione sociale, fino ad arrivare all’atteggiamento anti-lobbyistico di cui fa vanto, almeno a parole, Salvini. L’area senza dubbio di maggiore sintonia può riguardare inoltre la famiglia e la tutela della famiglia tradizionale.
In definitiva, al di là delle singole battaglie politiche ed ideologiche, non sarebbe opportuno affermare che il leghismo sia di per sé un movimento politico assolutamente incompatibile con il cattolicesimo. Del resto, si può fare riferimento alla Nota dottrinale di Joseph Ratzinger in cui il Pontefice affermava che i principi fondanti della Dottrina cattolica, se pur assoluti, possono essere nella pratica declinati in chiave conservatrice o progressista. La fede non può essere completamente identificata in nessuna ideologia politica senza rischiare di scivolare nell’antidemocrazia e nel fondamentalismo.
L’etica cattolica, di per sé, non può ritenere aprioristicamente contrastante con sé qualsivoglia politica, anzi al contrario dovrebbe accettare tutte quelle politiche che presuppongano il primato dell’essere umano e della comunità.
Per tali ragioni, è ragionevole pensare che possa esistere un leghismo compatibile con il cattolicesimo, specialmente laddove esso trovi un’intesa ed una nuova alleanza con forze più moderate, collocate al centro del sistema politico, che potrebbero mitigare gli aneliti più “estremi” dell’approccio salviniano.
Questa necessità sembra essere stata colta dallo stesso Salvini. La necessità di conquistare i voti dei cattolici per poter ambire alla guida del Paese nel futuro più o meno prossimo deve essere apparsa molto chiara al leader leghista. A dispetto dei durissimi attacchi a Forza Italia e al suo leader portati avanti incessantemente sin dal suo insediamento a segretario, negli ultimi giorni Salvini ha fatto marcia indietro, sfidando Renzi e palesando l’opportunità e possibilità concreta di trovare nuove convergenze con Berlusconi su alcuni temi fondamentali.
È di pochi giorni fa l’intervista di Salvini su Panorama in cui il segretario leghista ha prefigurato la ricostruzione di un centrodestra nuovo ma in alleanza con il suo leader storico, Silvio Berlusconi.
Molto interessante è indubbiamente quanto accade in casa leghista. Nell’intervista Matteo Salvini lancia la sua sfida a Renzi in modo articolato e forte, chiarendo le idee di fondo che intende portare avanti, e facendo una retromarcia sulla sua contrapposizione per mesi ostentata a Forza Italia.
Salvini non ha risparmiato apprezzamenti all’ex Cavaliere su varie questioni di politica estera, come i positivi rapporti con la Russia e Putin, o la costruzione di un nuovo rapporto con gli Stati Uniti.
Anche sulla politica interna potrebbero esserci varie convergenze, basta pensare agli obiettivi: introduzione della Flat-tax, abolizione studi di settore, lotta all’immigrazione, tutela della famiglia tradizionale con apertura alle unioni civili.
Certo, l’antieuropeismo salviniano mal si sposerebbe con la storica linea di tra Forza Italia su queste tematiche che, da partito moderato e per molto tempo maggioritario nel Paese, non si è mai spinto su posizioni troppo dure riguardo l’appartenenza all’Unione Europea e l’adesione all’euro. Certamente non si può escludere che Salvini, pur di lasciare aperta la possibilità di una sua ascesa a Palazzo Chigi, faccia marcia indietro anche sulle sue posizioni anti Europa e anti Euro.