Sel, Stefano: “Pronto a lasciare Vendola”
In casa Sel sembra regnare la confusione più totale. Il nuovo soggetto politico a sinistra del Pd pensato ed annunciato urbi et orbi da Nichi Vendola un mese fa ha creato più dubbi che certezze nel frastagliato mondo della sinistra italiana. Pippo Civati che con il suo movimento “Possibile” dovrebbe entrare a far parte della creatura vendoliana, non nasconde tutto il suo disagio: “Non ho ancora capito quali intenzioni abbia Sel”.
Sel, Stefano: “Sono a disagio”
Sentimento che si respira anche dentro il partito dell’ex governatore pugliese. Tanto che uno dei suoi leader, il senatore Dario Stefano, ha dichiarato in un’intervista a Repubblica, di essere pronto a lasciare Sel se la situazione non dovesse cambiare. “La mia casa è il centrosinistra ma ho timore che il partito non creda più nel progetto di coalizione, se pensa ad esempio di andare da sola un po’ ovunque alle amministrative prossime e di guardare, sempre per stare ad un esempio, a De Magistris come frontiera su cui misurare l’alternativa. Sono a disagio”.
Il presidente della giunta delle autorizzazioni al Senato non esclude quindi di lasciare Vendola: “La discussione non è chiusa, ma dal partito non sento la voglia di puntare a far rivivere la coalizione di centrosinistra. Renzi sta diventando un alibi per uno schema in cui la sinistra va per conto suo a prescindere”.
Il senatore di Sel rivela che anche altri senatori vendoliani sono del suo stesso avviso: “diversi colleghi condividono la mia posizione. E penso che anche i sindaci di Cagliari e Genova, potrebbero condividere questa mia politica”. E la prospettiva di una nuova sinistra che raccolga Fassina, Civati e Landini, non piace molto all’elettorato di sinistra. “Credo – dice il senatore – che per noi sia un errore chiudere con la pagina del centrosinistra. Non voglio rinunciare all’idea che un centrosinistra doc possa tornare a governare il paese. Perchè diversamente disperdiamo una capacità di prospettiva. Una sinistra con Fassina, Civati, detta così, è un’operazione di ceto politico, non certo un progetto di popolo”.