Segreteria Pd, Rossi scende in campo: “Ma non sono antirenziano”
“Due premesse. Uno: il congresso del Pd c’è nel 2017. Due: non sono e non sarò antirenziano”. Enrico Rossi, classe 1958, governatore della Toscana al suo secondo mandato, tra due anni cercherà di sfilare dalle tasche di Matteo Renzi le chiavi della segreteria dem. In un’intervista rilasciata al Quotidiano Nazionale, Rossi conferma la sua “manifestazione di interesse” e parla della necessità di intercettare il consenso di “quel mondo di sinistra che sta alla base dei valori fondativi del Pd” (compresi i cattolici democratici), senza dover per forza pigiare il pedale dell’antirenzismo a prescindere.
Il giudizio che Rossi dà della minoranza Pd è eloquente: “Ha posizioni troppo ferme e animate da spirito di rivincita, come mi pare stia accadendo sulla riforma del Senato o è stato sul Jobs Act. Ad ascoltare alcuni esponenti Pd – bacchetta il governatore – pare che sulla questione del Senato elettivo passi il futuro della democrazia. La realtà è che la nostra gente si è espressa, ha dato a Renzi un mandato preciso. Invece spesso pare che nel Pd ci siano due partiti”.
Rossi: “Il sindacato va sfidato sull’innovazione”
Il rapporto con i corpi intermedi, spiega Rossi, è uno dei punti che lo vedono più lontano da Renzi: “Il sindacato – prosegue – ha fatto tanti sbagli, ma la rottura è un errore. Il sindacato va sfidato sull’innovazione”. Anche sulle politiche fiscali le opinioni divergono: “La riduzione delle tasse andrebbe fatta in modo mirato. Andrei cauto a ridurre le tasse sui patrimoni dei benestanti. Sarebbe un regalo inutile. Andrebbe ridotta a una parte di popolazione, diciamo a un 60/70 per cento, come fece Prodi. Il resto dei tagli a lavoro e imprese. Come per altro ci chiede l’Europa”, evidenzia l’esponente dem.
Per il presidente della Regione Toscana, comunque, le primarie non si toccano: “Non scherziamo. Non è che si fanno per anni, Renzi ci diventa segretario e poi si cambiano. Un partito che si apre alla società è ormai una conquista per il Pd”. Fuori discussione anche l’ipotesi di dimissioni dalla carica di governatore in caso di investitura come segretario: “L’ho già detto a due amici di Sel che me l’hanno chiesto: proprio voi avete avuto un segretario che è stato anche per due mandati presidente di Regione? In Toscana – conclude Rossi – si rivota solo nel 2020, qualsiasi cosa accada”.