Catalogna: verso le elezioni, tra incertezze e minacce
In una recente intervista, il Primo Ministro della Spagna Mariano Rajoy Brey ha dichiarato che il 20 dicembre è la data “più probabile” per le prossime elezioni politiche spagnole. Per dimensioni, peso economico e storia recente del Paese, le elezioni spagnole rappresentano un appuntamento chiave della politica europea, soprattutto alla luce dei consensi delle emergenti formazioni euroscettiche, come Podemos e Ciudadanos – Partido de la Ciudadanía.
Catalogna: esclusione dalla Zona Euro?
Nel frattempo, però, l’Unione Europea farà attenzione all’esito delle prossime elezioni parlamentari della Catalogna, che si svolgeranno domenica 27 settembre. Queste elezioni si sarebbero dovute svolgere nel 2016 ma, lo scorso agosto, l’attuale Presidente della Generalitat de Catalunya, Artur Mas i Gavarró, ha anticipato il loro svolgimento. Il motivo è legato alla mancata promessa fatta dallo stesso Mas i Gavarró: infatti, egli aveva basato la propria campagna elettorale promettendo di indire un referendum per l’indipendenza della Catalogna.
Tuttavia, ostacolato anche dal Tribunal Constitucional, non è riuscito a raggiungere il proprio obiettivo e intende, quindi, “trasformare” le prossime elezioni catalane in una sorta di voto implicito sull’ipotesi di indipendenza catalana. Infatti, egli ha già annunciato che, in caso di vittoria indipendentista, sarà dato il via alla disconnessione dalla Spagna con l’obiettivo di arrivare all’indipendenza in 18 mesi. Tuttavia, la Confederación Española de Cajas de Ahorros (CECA) e l’Asociación Española de Banca (AEB) hanno chiesto che venga tutelato l’ordine costituzionale spagnolo e l’appartenenza alla zona Euro di tutta la Spagna affinché vengano tutelati i depositanti”. Inoltre, CECA e AEB hanno annunciato di riconsiderare il loro insediamento nella Catalogna qualora l’esito delle elezioni fosse a favore degli indipendentisti.
“L’esclusione della Catalogna dalla zona Euro, come conseguenza della rottura unilaterale del quadro costituzionale vigente, comporterebbe che tutte le entità bancarie presenti in Catalogna dovrebbero affrontare gravi problemi di insicurezza giuridica”, così è stato riportato nel comitato congiunto rilasciato da CECA e AEB.
Catalogna: “indecisi” per l’indipendenza
Già nel novembre 2014 si era svolto un referendum “informale”, in cui si era registrato oltre il 35% di affluenza alle urne. L’80% dei votanti si espresse a favore dell’indipendenza, ma la consultazione non aveva avuto comunque alcun valore legale. Oggi, secondo un recente sondaggio pubblicato dal quotidiano “El Periódico”, i partiti separatisti catalani potrebbero ottenere la maggioranza assoluta all’interno del parlamento regionale.
Junts pel Sí, ovvero la coalizione formata da Convergència Democràtica de Catalunya (CDC), Esquerra Republicana de Catalunya (ERC) e Demòcrates de Catalunya y Moviment d’Esquerres, otterrebbe il 38,8% dei voti; invece, il 19,9% delle preferenze andrebbe a Ciudadanos – Partido de la Ciudadanía, il 12,4% a Catalunya Sí que es Pot (che comprende, fra gli altri partiti, anche Podemos), il 10,3% al Partit dels Socialistes de Catalunya (PSC), il 7,9% al Partit Popular de Catalunya (PPC) e il 6% a Candidatura d’Unitat Popular (CUP).
Inoltre, stando anche alle stime di un’affluenza pari compresa tra 70 e 72%, sempre il quotidiano catalano sottolinea che l’elezione dipenderà soprattutto dall’attuale componente degli “indecisi”. Per ottenere la maggioranza è necessario ottenere almeno 68 seggi (ovvero, oltre il 50% dei voti).