Riforma Senato: il Pd riparte dalle mediazioni raggiunte, Bersani auspica “chiarezza d’intenti”
“In Parlamento vedo il senatore Verdini e compagnia, con gli amici di Cosentino e compagnia, che stanno cercando di entrare nel giardino di casa nostra per fare la coalizione della nazione o il partito della nazione. Siccome questo è un delirio trasformista, mi aspetterei che dal Nazareno venisse una parola chiara su questo delirio, perché non vorrei si sottovalutasse l’effetto che queste cose hanno sui nostri militanti”. Lo ha sostenuto senza mezzi termini, invitando tutto il Pd a a sgomberare il campo da pericolose convergenze parallele, Pier Luigi Bersani, intervenendo ai microfoni della trasmissione radiofonica Mix 24, in onda sulle frequenze di Radio24, condotta da Giovanni Minoli.
Riforma Senato, il punto sulla modifica al Ddl Boschi
L’ex segretario Bersani è stato netto circa la mediazione raggiunta tra la minoranza interna al Pd e la corrente più vicina al premier Matteo Renzi, tacciando l’intero emendamento di modifica di cripticità e ambiguità: “Emendamento scritto in modo un po’ bizantino e contorto, si è dovuto ricorrere all’applicazione a un comma di un articolo 5 perché non è passata l’idea di mettere mano all’articolo 2. Ma quando in un testo c’è scritto in conformità alla scelta degli elettori c’è solo da applicarlo”.
La modifica al Ddl Boschi, proponente la riforma del dettato costituzionale nelle fattispecie del Senato della Repubblica e del Titolo V, si declina su tre snodi principali: la composizione, ovvero l’elezione dei futuri senatori, vero casus belli su cui la minoranza Pd ha ottenuto l’elezione diretta in conformità ai pareri dei Consigli regionali sull’esempio della legge Tatarella del 1995, la funzione legislativa, con le garanzie di concerto insieme alla Camera dei Deputati su alcune questioni di modifica costituzionale, morale ed etica, e l’elezione attiva dei membri della Consulta.
Navigare a vista
Sono molte le anime in contrasto e agitazione in queste ore all’interno del Pd, tant’è che l’intesa raggiunta per traghettare le riforme costituzionali all’importante voto previsto per il 13 di ottobre, non sembra essere ancora sufficiente per permettere al fronte interno di tenere una linea comune e di non navigare a vista. Il Ministro per le riforme costituzionali Maria Elena Boschi, ha dichiarato d’essere “prudente sul voto” richiamando l’attenzione sui 75 milioni di emendamenti presentati dal senatore Roberto Calderoli. Per Vannino Chiti, minoranza Pd, “la riforma ha fatto grandi passi avanti. Ma occorre intervenire subito sulle norme transitorie e sull’elezione del presidente della Repubblica” mentre per il capogruppo del Pd al Senato Luigi Zanda “l’accordo raggiunto è un punto di equilibrio serio che terrà certamente anche con l’incognita del voto segreto”.
Gli altri provvedimenti in agenda
Meritevole d’analisi è infine anche la sorte degli altri provvedimenti contenuti nell’agenda governativa, i quali, per far posto alla discussione riguardante la riforma del Senato, sono stati procrastinati, ad oggi, sine die: le unioni civili, i diritti di cittadinanza, l’ipotesi dello Ius soli temperato, sono soltanto alcuni esempi d’urgenza politico-sociale che attendono la maggioranza al varco.
Riccardo Piazza