Riforma del Senato, il PD farebbe man bassa di seggi
La riforma del Senato sembra ormai in dirittura di arrivo, le obiezioni della sinistra interna PD appaiono ormai superate, grazie a compromessi che salvano capra e cavolo.
L’ultimo e non indifferente ostacolo sarà il referendum confermativo cui quasi sicuramente si dovrà sottoporre la riforma, non essendoci stata la maggioranza dei 2/3 per l’approvazione.
Riforma del Senato: al PD 55 seggi su 100
La composizione del nuovo Senato dopo la riforma dipenderà quasi totalmente dall’esito delle elezioni che man mano si svolgeranno nelle varie regioni. Certo ci sono i 5 senatori nominati dal presidente della Repubblica, ma come avviene ora con i senatori a vita difficilmente provocheranno rovesci di maggioranze, se non in casi particolarmente gravi. E anche i 21 sindaci dovranno essere scelti, come i senatori-consiglieri regionali, in proporzione ai gruppi consigliari presenti in regione
Quindi la Stampa ha provveduto a far dei calcoli basandosi sull’attuale situazione delle regioni italiane.
Dopo le ultime elezioni di giugno sono solo 3 le regioni non governate dal PD, Veneto, Lombardia, Liguria.
Risulta evidente quindi che il PD con la riforma de Senato diverrebbe il dominus di Palazzo Madama.
Tra consiglieri, governatori e sindaci il partito di maggioranza otterrebbe 55 seggi su 100.
Solo le briciole agli altri, in particolare la Lega Nord avrebbe 14 seggi, più dei 9 d Forza Italia, grazie ai risultati delle elezioni liguri e venete.
5, grazie alla Lombardia, a NCD, quasi come il M5S, solo 6, nonostante nei sondaggi abbia circa 8 volte i suoi voti.
Sovrarappresentate le minoranze come il SVP o il PATT del Trentino Alto Adige, 3 seggi, o gli autonomisti valdostani, 2, grazie al numero minimo di senatori per regione che fa sì che la Valle d’Aosta abbia sicuramente 2 seggi, come l’Umbria, mentre la Lombardia ne avrà 14, solo 7 volte in più mentre ha una popolazione 10 volte superiore.
La riforma del Senato naturalmente lascia spazio a strategie ed alleanze nei consigli regionali.
Per esempio laddove la minoranza è divisa tra grillini e centrodestra, converrà, usandosi un proporzionale d’Hondt che sfavorisce le forze piccole, unire le forze, per eleggere quanti più consiglieri possibili, e così anche nella maggioranza le forze più piccole, per esempio alleate del PD potranno pretendere un posto non lasciando il dominio totale al PD stesso.
Insomma con la riforma del Senato le elezioni dei governatori saranno ogni volta una scelta cruciale anche per gli equilibri nazionali, ancora di più di quanto avvenuto oggi