Legge Severino, rigettato il ricorso di De Magistris
La Corte Costituzionale ha rigettato, come infondato, il ricorso presentato sulla legge Severino e in particolare sulle norme relative alla sospensione degli amministratori locali condannati, anche in via non definitiva, per determinati reati. La questione era stata sollevata nell’ambito del caso del sindaco di Napoli Luigi de Magistris.
La Legge Severino aveva già incassato un via libera da parte dell’Avvocatura di Stato (Palazzo Chigi, sostanzialmente) nei passati giorni (quando riteneva inammissibile il ricorso da parte del Tribunale Amministrativo Regionale, in quanto mesi fa fu la Cassazione a stabilire che l’applicazione della Legge Severino fosse facoltà dei giudici ordinari e non amministrativi), ma è oggi – martedì 20 ottobre – che la Corte Costituzionale deciderà la sua validità o meno. Nel caso di mancata validità per il governatore campano e per il sindaco partenopeo ci sarà la sospensione.
Legge Severino, la possibilità di modifica
Qual è il nodo della cosiddetta ‘Severino’, per la quale De Luca non potrebbe esercitare il ruolo di Presidente della Giunta Regionale? Tutto ruota intorno ad alcune condanne (in primo grado) che gli amministratori locali devono evitare di ricevere, pena la sospensione dall’esercizio dei doveri. Si tratta di associazione mafiosa, traffico di droga, corruzione, abuso d’ufficio ed altro ancora.
Sostanzialmente la Legge Severino è una legge sull’incandidabilità. Oggi si aspetta il parere dei giudici della Corte Costituzionale. Tutto ruoterà intorno all’efficacia retroattiva della norma (si pensi al ‘caso De Magistris’, condannato per abuso d’ufficio per fatti risalenti all’inchiesta ‘Why Not’, quando ancora era magistrato a tempo pieno), contro la quale sia il Presidente della Campania che il sindaco di Napoli si sono schierati da tempo.
In caso di disco verde sulla coerenza della ‘Severino’ da parte della Consulta, allora il Governo Renzi potrebbe pensare ad una modifica alla legge. Ma bisognerà attendere la decisione della Corte.
Daniele Errera