India: un video riaccende la questione “diritti dei lavoratori”
India: un video virale e difficile da guardare ha riacceso la questione dei diritti dei lavoratori del “colosso” asiatico. Il protagonista si chiama Ram Singh, faceva l’operaio in una fabbrica di Amritsar, nella regione nord-occidentale del Punjab. Il suo datore di lavoro l’ha accusato di rubare, quindi, dopo averlo legato mani e piedi al soffitto, ha cominciato a picchiarlo violentemente con una spranga di ferro. Singh è morto per le ferite riportate, tra le risate (ma anche qualche protesta) degli altri lavoratori. La moglie dice di aver trovato il suo cadavere abbandonato ai margini di una strada “come se fosse immondizia”. Ecco un breve estratto del video originale che dura più di un’ora.
+++Il video che segue potrebbe urtare la vostra sensibilità si raccomanda una visione responsabile+++
India: i diritti calpestati di donne e bambini
L’India ha uno dei più rigidi e complessi sistemi di regolamentazione del lavoro, tuttavia, i diritti (alcuni sono garantiti anche dalla Costituzione) spesso rimangono solo “sulla carta”. Per fare un esempio, nel 2012, un’organizzazione no profit ha documentato sistematiche violazioni dei più basilari diritti umani (bere, andare in bagno) nelle fabbriche dove si tessono gli abiti anche per grandi marchi occidentali (H&M, Walmart).
Inoltre, da poco è stata approvata una legge che vieta il lavoro minorile (età inferiore ai 18 anni), d’altra parte, la normativa prevede un’eccezione per i “mestieri familiari” ritenuti “non pericolosi” per cui è possibile impiegare “lavoratori” con età inferiore ai 14 anni. Secondo una statistica risalente al 2011, oltre 4 milioni di bambini lavorano in condizioni di estremo sfruttamento nelle manifatture e nelle piantagioni.
Un’altra “particolarità” del sistema indiano riguarda la mancanza di una norma per quanto riguarda i “lavoratori domestici”, nel senso che (anche se alcune leggi prevedono l’assistenza sanitaria e la difesa dagli stupri e in alcuni stati è previsto persino un salario minimo) le loro prestazioni non sono regolamentate o garantite de facto. Una proposta di legge che cambierebbe la situazione – accogliendo le direttive dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (l’India ha ratificato solo 4 delle 8 convenzioni ritenute fondamentali dall’ILO) – è da tempo in attesa di approvazione.
Per capire l’importanza di questo dato bisogna dire che in India avere del “personale di servizio” è norma tra gli appartenenti delle classi medio-alte. Come mostra il grafico elaborato dal The Hindu Times riportato sopra, il 99% dei “domestici” è una donna, nonostante la maggior parte di loro svolga le proprie mansioni in più di due case ogni giorno guadagna circa 70 dollari al mese (4400 rupie). Non è difficile leggere sui giornali indiani di casi di molestie e violenze sessuali con vittime queste lavoratrici.