Vaccini Autismo: una domanda ai Cinque Stelle
Vaccini Autismo: tutto è cominciato – anche se già nel 1992 una sentenza del giudice del lavoro di Rimini (poi ribaltata da quello di Bologna) si era espressa sulla stessa linea – con la sentenza di un anno fa con cui il Tribunale del Lavoro di Milano ha condannato il Ministero della Salute a versare vita natural durante un assegno bimestrale a un bambino di 9 anni affetto da autismo.
I giudici in quel caso avevano rilevato un “nesso causale” tra il vaccino esavalente Infanrix Hexa Sk della GlaxoSmithKline – contro difterite, tetano, poliomelite, epatite b, Haemophilus influenzae di tipo B e pertosse – e la patologia in base alla perizia del medico legale Alberto Tornatore che affermava “è probabile, in misura certamente superiore al contrario, che il disturbo autistico del piccolo sia stato causato, o almeno concausato dal vaccino”, anche se – precisò Tornatore – “il profilo beneficio/rischio dell’Infanrix hexa continua a essere favorevole”.
Non bastarono le precisazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità – che ricordò subito come “i dati epidemiologici disponibili indicano che non ci sono prove che suggeriscono che qualsiasi vaccino dell’infanzia possa aumentare il rischio di disturbi dello spettro autistico e che, in base a revisioni commissionate dall’Oms, non vi è alcuna associazione tra l’uso di conservanti come il Thimerosal, che contiene etilmercurio nei vaccini e disturbi dello spettro autistico” – ad arginare il rischio che si diffondesse un certo grado di “confusione” sull’argomento. Se si aggiunge all’equazione il gioco “politico” che ha strattonato una materia molto delicata, si capisce bene come la problematica abbia assunto l’ampiezza odierna.
Vaccini autismo: una bugia “convincente”…
Fu il medico inglese Andrew Wakefield il primo a pubblicare, sull’autorevole rivista medica Lancet, i risultati di uno studio che correlava la vaccinazione trivalente MPR (il vaccino contro morbillo, parotite cioè “orecchioni” e rosolia) e l’autismo. In seguito, la sua indagine, riconosciuta come priva di qualsiasi “validità scientifica”, venne smentita da decine di studi. Inutile dire che fine fece Wakefield quando il Sunday Times scoprì che era stato pagato per manipolare i dati della sua ricerca: radiato dall’ordine dei medici.
Tuttavia, il “dubbio” innescato dal medico inglese nell’opinione pubblica portò quasi subito a un calo delle vaccinazioni. Nonostante, continuino a essere prodotti numerosi studi sul tema – alcuni ricercatori dell’Università del Texas hanno recentemente confermato su base sperimentale (test su scimmie geneticamente molto simili all’uomo) e, dunque, non soltanto osservazionale o epidemiologica, l’assoluta inconsistenza di ogni correlazione tra vaccinazioni e autismo – le MPR tra i nuovi nati continuano a diminuire (con conseguente aumento delle complicazioni legate alle 3 malattie suddette).
In Italia, al momento, la copertura per i vaccini “obbligatori” (poliomelite, tetano, difterite, epatite B, pertosse) a 24 mesi d’età è scesa al di sotto del 95% (la “soglia minima” stabilita per il Piano di Prevenzione Vaccinale) in 2 anni. Invece, per quanto riguarda morbillo, parotite e rosolia (facoltativi) siamo tra l’80 e l’85%, decisamente peggio (nel 2013, la percentuale era del 90,3%).
Vaccini autismo: …e un dubbio che costa
“I vaccini sono vittime di loro stessi?”, recita un adagio che si sente ripetere sempre più spesso. (Quasi) Sparite le terribili malattie che hanno contribuito a combattere, adesso, è più facile chiedersi se sia giusto imporre i loro possibili “effetti collaterali”. Resta il fatto che, per quello che dicono decenni e decenni di ricerca medica, senza la vaccinazione quelle malattie potrebbero anche tornare e i loro danni sarebbero molto, molto superiori ai possibili “effetti collaterali” di un vaccino. Non è tanto una questione di “gratitudine” ma senza le campagne di vaccinazione coordinate dall’OMS ancora oggi avremmo timore del “vaiolo”. Poi che come ogni farmaco, come ogni pratica medica, anche i vaccini possano avere degli “effetti collaterali, questo è indubbio, ed è per questo motivo che il cittadino può chiedere un indennizzo.
D’altra parte, che si sia venuto a creare – alcune volte non del tutto a sproposito – un clima di “diffidenza” nei confronti di tutto ciò che è legato ai “farmaci” è noto, ma bisogna tenere presente che la spesa dello stato per i vaccini è solo una piccola parte dell’intero costo della sanità, quindi, una piccola fetta di guadagno per chi li produce e vende. Nel frattempo, però, i cittadini vengono preservati da malattie altamente infettive (vedi “immunità di gregge”). D’altronde, quando andate al Pronto Soccorso quanti casi di difterite o tetano potete contare? Se proprio una domanda si vuole porre in questo senso essa è: “grazie ai vaccini quanto risparmiamo in termini di ospedalizzazione, cure mediche, continuità lavorativa e scolastica, insomma, salute generale della società?”.
Vaccini autismo: una domanda, (per ora) senza risposta
Complottismo? Più che altro molti pregiudizi e molta confusione, tanto che oggi l’Unicef ha commentato un suo post sull’argomento, pubblicato su Facebook, chiedendo agli anti-vaccinisti: “con tutto il rispetto, ma se ci trovassimo sulla pagina della Nasa, qualcuno avrebbe l’ardire di intervenire in un dibattito sul modo più opportuno di proteggere gli astronauti dalle radiazioni citando come fonti Star Trek e il Divino Otelma e non studi comprovati di fisica o radiobiologia?”. Perché, e dispiace dirlo, è un pò questo il livello della discussione mentre, e dispiace ancor di più rilevarlo, dei bambini tornano a morire di morbillo e pertosse.
Un’altra cosa dispiace, che un partito politico non riesca a risolvere il suo “conflitto interno”, il suo “tentennamento” su una questione che potrebbe assumere una dimensione ancor più tragica di quella attuale. Sì, si sta parlando del M5S che non è solo Paola Taverna (la senatrice recentemente ha detto che “a volte i vaccini servono più alle case farmaceutiche che ai bambini”) o la consigliera regionale veneta Patrizia Bartelle (“nella pratica della vaccinazione rimangono delle zone d’ombra che la comunità scientifica dovrebbe chiarire soprattutto in termini d’informazione, di ricerca e di trasparenza nelle segnalazioni dei possibili effetti collaterali da vaccino, garantendo il principio di indipendenza e rispettando i diritti umani e i principi bioetici. In un clima di sfiducia verso le istituzioni, usare pratiche coercitive e antidemocratiche – come il sanzionamento di cittadini e medici – sarebbe poco utile”), ma è anche Giampaolo Vanoli.
Dall’attivista milanese, lo chiariamo subito, il partito immediatamente prese le distanze quando in un’intervista del 2013 dichiarò: “una delle cose peggiori che puoi fare al sistema immunitario è vaccinare un bambino. I vaccini stroncano la formazione del sistema immunitario. Quando il vaccino viene introdotto nel bambino, questo poi cresce e cerca di trovare una propria personalità, e se questa viene inibita dal mercurio o dalle sostanze vaccinali che si introducono nel cervello diventa gay. Il problema lo sentiremo soprattutto nelle prossime generazioni, perché quando abbiamo un omosessuale che genera una figliolanza questi si porteranno dietro il Dna dell’ammalamento del genitore. Perché l’omosessualità è una malattia, anche se l’Oms ha deciso che non lo è. Chissenefrega! La realtà è che è così. Ogni vaccinazione produce omosessualità, perché impedisce la formazione della personalità. È una microforma di autismo, se vogliamo. Lei vedrà quanti omosessuali ci saranno nelle prossime generazioni, sarà un disastro”. Parole che si commentano da sole.
Resta una domanda: se il M5S va al governo, non è che rischiamo di trovarci un “Vanoli” come ministro della Salute, giusto?