Forza Italia, chiude la sede di San Lorenzo in Lucina

Pubblicato il 30 Ottobre 2015 alle 14:54 Autore: Martino Abbracciavento
San Lorenzo in Lucina, forza italia

Era il settembre del 2013 quando Forza Italia annunciava l’apertura di nuova sede di 3000 metri quadri. Silvio Berlusconi aveva scelto di spostare la sua scrivania nel cuore del centro storico di Roma, a piazza San Lorenzo in Lucina. L’ufficio più grande era stato assegnato al Cavaliere ma non erano mancati ambienti adatti ad ospitare la Pitonessa Santanchè e Denis Verdini. In occasione dell’inaugurazione della sede, lo stesso Berlusconi affermava: “Aprire le porte a chi vuole impegnarsi per il futuro di tutti gli Italiani”.

San Lorenzo in Lucina chiude per mancanza di soldi

A due anni da quella data, l’annuncio shock di Berlusconi: “Non ci sono soldi, la nuova ‘casa’ azzurra sarà a palazzo Grazioli”. Quindi pare che si ormai ufficiale, Forza Italia “trasloca” da piazza San Lorenzo in Lucina a palazzo Grazioli.

Già a luglio di quest’anno la tesoriera, Maria Rosaria Rossi, si era vista arrivare i camion del recupero crediti, incaricati di portare via diversi mobili perché, già da tempo, non era stata saldata una fattura a un fornitore di circa 8 mila euro. Questo si era rivolto al Tribunale e aveva ottenuto il pignoramento di beni equivalente.

La settimana scorsa però lo stesso Berlusconi in una riunione con i coordinatori regionali di Forza Italia, aveva spiegato: “Molti vogliono che si chiuda la sede di Forza Italia ma sarebbe un segnale pessimo”.

Prima di arrivare a chiudere la sede, era stato proposto di ridurre il canone da 60 mila a 30mila al mese, ma a quanto pare questo non è bastato. “Non ci sono soldi e io non posso più sostenere il partito, la nuova “casa” azzurra sarà palazzo Grazioli. Ci sono spazi a sufficienza”, ha dichiarato Berlusconi.

San Lorenzo in Lucina, forza italia

Nella riunione Berlusconi ha inoltre sottolineato, che molti parlamentari non pagano le quote, da qui quindi la necessità di organizzare cene per autofinanziarsi anche se molti dei vecchi imprenditori che qualche anno fa avrebbero fatto la fila per attovagliarsi con lui, adesso guardano a Matteo Renzi.

Nonostante le numerose richieste insistenti, con annessa minaccia di non ricandidare chi non avesse sanato il debito, senatori e deputati forzisti continuano a non pagare o a pagare a singhiozzo le quote dovute. Si parla di cifre sulle centinaia di euro, non molto di più. Un anno fa l’esattrice Maria Rosaria Rossi diede l’ennesimo ultimatum nella speranza di invertire la tendenza e racimolare qualcosa dei due milioni di euro mancanti. Un anno dopo, nel partito che a forza di scissioni piccole e grandi si è rimpicciolito le casse risultano ancora più vuote di prima.