Baltico: la Russia si muove, ma la NATO non sta a guardare
La situazione nel Baltico continua a restare tesa. Il muro contro muro tra la Russia e la NATO, infatti, non accenna a diminuire di intensità, arricchendosi di nuove puntate ed elementi di tensione. Secondo quanto segnalato dall’agenzia di stampa russa Sputnik, tra giovedì e venerdì il Cremlino avrebbe condotto delle esercitazioni militari notturne nel Mar Baltico, al largo delle coste della Russia, precisamente nella zona dell’exclave militare di Kaliningrad. Le esercitazioni svolte avrebbero riguardato la simulazione di un attacco nei confronti di obiettivi nemici.
Baltico: Russia e NATO restano ai ferri corti
Come spiegato in un comunicato del Ministero della Difesa russo, l’esercitazione condotta dalla “Baltic Fleet” – la flotta dell’aviazione navale russa di stanza nel Baltico – ha visto anche l’utilizzo di caccia Su-27 e bombardieri Su-24, impegnati in voli di addestramento notturno. L’evento conferma il “movimentismo” del Cremlino nell’area, che ha destato la preoccupazione di vicini come Polonia, Svezia e le 3 ex repubbliche baltiche (Estonia, Lettonia e Lituania).
Ma nel frattempo la NATO non sta a guardare. L’Alleanza Atlantica è intenzionata ad inviare diversi battaglioni – composti da almeno 1000 soldati ciascuno – in Polonia e nelle 3 ex repubbliche baltiche. La notizia arriva nel mezzo di quella che è stata denominata come Trident Juncture, una colossale esercitazione militare condotta nel Mediterraneo, che coinvolge oltre 36 mila soldati provenienti da almeno 30 Stati, tra membri NATO e partner esterni. Un “warfare” che, secondo quanto annunciato sul sito della stessa Alleanza Atlantica, mira a dimostrare il nuovo incremento del livello di ambizione ed equipaggiamento della NATO nell’affrontare le minacce moderne e le sfide future.
Una prova di forza che però non trova tutti concordi, come dimostrato dalle parole del generale Leonardo Tricarico – già a capo dell’Aeronautica ed ora presidente dell’ICSA, think tank strategico italiano – che denuncia l’operazione come un inutile spreco di risorse ed energie, basato su “scenari ammuffiti da guerra fredda” e che non propone soluzioni alle “guerre asimmetriche” combattute in Siria, Iraq ed Afghanistan.