Alfredo D’Attorre e la Sinistra italiana che verrà
Questione di giorni, a quanto pare: sabato dovrebbe nascere “un soggetto unitario della sinistra”, acquistando immediatamente rappresentanza parlamentare. Ad annunciarlo è Alfredo D’Attorre, da poco fuoriuscito dal Pd, intervistato da Alberto Maggi per AffariItaliani.it. A dare corpo alla nuova realtà politica, “quelli che hanno lasciato il Pd e Sel, che si mettono a disposizione di questo progetto”.
Alfredo D’Attorre e Stefano Fassina di nuovo insieme
Si ripartirà dallo stesso D’Attorre, da Stefano Fassina e da chi altro vorrà essere della partita (tranne, per il momento, Pippo Civati, il cui curioso percorso parlamentare sarà più chiaro nei prossimi giorni).
Si preannuncia dunque la nascita di un nuovo partito ed è proprio D’Attorre a lasciarlo capire, senza alcun dubbio. Certamente dovrà esserci un nome, che in questa fase contrassegnerà per lo meno il gruppo o la componente parlamentare di riferimento: il deputato ha confermato che nella rosa delle ipotesi c’è Sinistra italiana, ma non è la sola. Unica certezza: “Sicuramente ci sarà la parola sinistra”. Da lì in poi inizierà un percorso di alcuni mesi per costituire realmente il partito, che potrebbe nascere “in primavera o subito dopo le Amministrative”. Consultazione elettorale che dovrebbe vedere il nuovo soggetto politico presente “sicuramente con duttilità e rispetto per le realtà territoriali che le Amministrative chiedono”. A fianco persino del Pd, se questo appoggiasse programmi e candidati “chiaramente di centrosinistra”, da tutt’altra parte e in alternativa “al Partito della Nazione” ove la formazione di Renzi si rivolgesse “a figure e ad alleanze di centrodestra”.
Alfredo D’Attorre, per ora nessun simbolo
Nessuna idea chiara, invece, sul simbolo, anche perché sembrerebbe prematuro: D’Attorre per ora annuncia “una sigla”, per poi approdare a un vero emblema con il congresso fondativo del partito. Al momento di chiaro ci sarebbe solo il progetto di “offrire un riferimento a un elettorato molto ampio di Centrosinistra che era stato lasciato orfano dal Pd”, senza “organizzare una piccola forza della sinistra radicale, esperimento già tentato e fallito in passato”, ma costruendo “un partito ampio di sinistra di governo, culturalmente plurale e che superi una vecchia distinzione tra riformisti e radicali”.
Certo, se il nome fosse Sinistra italiana, il battesimo potrebbe non essere dei migliori: già l’anno scorso Esseblog.it aveva raccolto un buon numero di proposte per il simbolo di un soggetto politico unitario e il nome più riprodotto era proprio “Sinistra italiana”. Peccato che l’esperienza della lista Tsipras – che peraltro è rappresentata al Senato, grazie alla decisione di alcuni mesi fa di Francesco Campanella – sia poi entrata in crisi poco dopo le elezioni europee. Quella denominazione, insomma, potrebbe non essere nata sotto buona stella. Sempre meglio, in ogni caso, di Sinistra unita o unitaria, aggettivi che nella storia – vedere soprattutto alla voce “socialisti” – hanno sempre portato terribilmente scarogna, essendo l’anticamera di una divisione rovinosa.
Articolo originale apparso sul blog di Gabriele Maestri, I simboli della discordia