Attentati Parigi e foreign fighters: francesi e belgi tra gli autori? Ecco perché non c’è da stupirsi
Secondo le prime informazioni – raccolte mediante analisi dei cadaveri dei kamikaze e dei corpi degli altri attentatori morti, nonché a seguito dell’attività di investigazione condotta anche sull’ottavo fuggitivo – gli autori (o meglio: sicuramente una parte di loro) degli attentati combinati di Parigi della sera del 13 novembre sarebbero di nazionalità belga e francese. Un aspetto inquietante ma che non può stupire, vista l’evoluzione del sostegno europeo alla causa jihadista e l’attecchimento della propaganda fondamentalista nel Vecchio Continente. In particolar modo proprio in Francia e Belgio.
Attentati Parigi: il problema dei foreign fighters
Come è noto ormai da tempo, lo schieramento armato del califfato è notevolmente irrobustito dalla presenza di elementi provenienti non solo da Siria e Iraq – Paesi in cui l’ISIS è nato e si sta espandendo, con l’obiettivo di creare un califfato transnazionale con capitale a Raqqa, città oggetto nelle ultime ore dei bombardamenti a tappeto da parte dell’aviazione francese – ma anche da tanti altri Paesi nel mondo.
A favorire il reclutamento dei cosiddetti “foreign fighters” è l’appetibilità della propaganda jihadista, particolarmente efficace in aree di forte degrado sociale e (in particolar modo nei Paesi più sviluppati) favorita da una notevole capacità di diffusione del messaggio fondamentalista mediante l’utilizzo dei social networks. Due aspetti in cui rientrano a pieno titolo Paesi come Francia e Belgio.
Attentati Parigi e foreign fighters: i numeri di Francia e Belgio
Secondo i numeri diffusi a gennaio scorso dall’International Centre for Study and Radicalisation (ICSR) – think tank con sede a Londra e specializzato nell’analisi dei processi di violenza e radicalizzazione politica – i foreign fighters sarebbero oltre 20 mila (20730, per la precisione), un numero quasi doppio rispetto alle stime dello stesso ICSR del dicembre 2013, che parlavano di circa 11 mila combattenti.
Di questi combattenti, circa 4 mila sarebbero di provenienza europea. Qui di seguito un grafico che illustra la quota di foreign fighters provenienti da Francia e Belgio, secondo l’ICSR.
La Francia è il Paese europeo con il maggior numero di foreign fighters, circa 1200 (quasi un terzo dell’intera quota europea e la metà di tutti gli altri Paesi, Belgio escluso), seguita da Regno Unito, Germania (entrambi con 5-600 combattenti) ed appunto Belgio.
Ma ciò che più fa riflettere è il rapporto tra il numero di combattenti e la popolazione totale del Paese di provenienza. Un valore che – come illustrato nel grafico seguente, che raffigura il tasso di foreign fighters per milione di abitanti – “esalta” ulteriormente il ruolo di Francia e (soprattutto) Belgio.
Come si può notare dal grafico, con ben 40 foreign fighters per ogni milione di abitanti (nello specifico: 440 combattenti su una popolazione di circa 11.4 milioni di abitanti) il Belgio svetta in cima alla classifica, con la più alta concentrazione di jihadisti, un aspetto ribadito nelle ultime settimane anche dall’ONU. Subito dietro la Danimarca – altro Paese dilaniato da attentati terroristici in questo 2015 – la Svezia e quindi la Francia.
Numeri in aumento
In realtà, come anticipato, i numeri risalgono ad una rilevazione di inizio 2015. E le cifre non sembrano accennare a diminuire, come dimostrato dagli ultimi studi condotti da analisti belgi, secondo i quali il numero di foreign fighters nel Paese avrebbe superato quota 500, raggiungendo il punto massimo di 516 combattenti, di cui almeno una sessantina deceduti in battaglia ed oltre un centinaio già rientrati nel Paese d’origine. Una cifra che, rapportata alla quota di musulmani presenti nel Paese – circa 640 mila – significa qualcosa come un foreign fighters ogni circa 1260 musulmani. Di questi, circa un’ottantina apparterrebbero alla cosiddetta Sharia4Belgium, l’organizzazione più rilevante nel Paese nell’attività di reclutamento di combattenti per la causa jihadista.
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