Mauricio Macri è l’uomo giusto per combattere la corruzione in Argentina?
Argentina: la vittoria di Mauricio Macri, che dal prossimo 10 dicembre s’insedierà alla Casa Rosada, segna la fine di un’epoca.
Lo scorso 22 novembre, giorno del ballottaggio per le presidenziali, il popolo argentino ha votato per la svolta politica di centrodestra, consegnando alla coalizione “Cambiamos” le chiavi del Paese. Finisce, dunque, l’era dei Kirchner, al potere dal 2003. Gli argentini hanno preferito la rottura. D’altronde il paese viene da 4 anni di recessione, con una inflazione che oscilla tra 30%, e il 40%, una delle più alte al mondo.
Scheletri negli armadi per Macri: passato non proprio immacolato
Per l’ONG Transparency International i dati sulla percezione della corruzione dei funzionari pubblici in Argentina ci consegna una fotografia non proprio confortante. L’Argentina, infatti, occupa il 107esimo posto su 175 paesi, tra Niger e Gibuti. Una buona parte della campagna elettorale di Macri si è giocata sulla volontà di riportare la legalità nel paese, tanto da invocare a più riprese un “un cambio culturale” in caso di vittoria. Ma guardando al passato del neopresidente, si rischia di inciampare in un numero spropositato di denunce e processi. Da quando ha assunto l’incarico di governatore della provincia nel 2007, Macri ha accumulato un totale di 214 denunce e indagini a suo carico. Truffa ai danni dello Stato, contrabbando, falsificazione di documenti pubblici, abuso d’ufficio, minacce, intercettazioni illegali. Insomma, accuse di un certo peso.
L’accusa di contrabbando e le ombre sulla successiva assoluzione
Nel febbraio 2001 Mauricio Macri viene indagato per contrabbando, assieme al padre Franco. Nel 1993 Mauricio Macri era vicepresidente della Savel s.p.a., la società che produceva in Argentina alcuni modelli Fiat, e avrebbe messo in atto una truffa ai danni dello Stato. Il meccanismo era semplice. Dall’Argentina venivano prodotti pezzi di ricambio per essere esportati in Uruguay – così da incassare gli incentivi statali destinati all’esportazione – per poi far tornare i pezzi attraverso un’altra società. Secondo il quotidiano “La Nación”, Savel avrebbe così incassato 7 milioni di dollari ed evaso il fisco per un totale di 450 milioni. Nel 2010 la Corte Superma di Giustizia assolve i Macri dall’accusa, ma per il giornalista argentino Roberto Navarro rimangono molti sospetti sulla sentenza definitiva. Archiviato definitivamente il caso, i giudici Antonio Boggiano e Eduardo Moliné O’Connor vengono allontanati dalla Corte proprio per aver “ostacolato” il processo, favorendo la famiglia Macri.
Gestione della città di Buenos Aires: tra spionaggio e opere pubbliche
Nel 2007 Mauricio Macri vince le elezioni come governatore di Buenos Aires, ma la sua presidenza è costellata da numerose indagini. Nel 2009 scoppia uno scandalo di spionaggio che vede implicati sia l’ex ministro dell’Educazione del governo porteño, sia lo stesso governatore Macri. Inoltre, la gestione Macri è stata caratterizzata da scandali legati alle opere pubbliche. Il caso più eclatante riguarda il Metrobus, il tram della città di Buenos Aires. L’opera, che aveva un costo iniziale di 418 milioni di pesos, è arrivata a bruciare 200 milioni in più del previsto, poiché nel progetto iniziale non erano inclusi i marciapiedi delle fermate e le tettoie. A conti fatti, ogni banchina sarebbe venuta a costare 8.214.214,28 pesos. Una follia. E oltretutto, una volta conclusi i lavori, mancano all’appello pure nove stazioni. Macri è nuovamente indagato nel 2013 per amministrazione fraudolenta. Come può un politico con processi pendenti e un passato così poco trasparente sconfiggere la piaga della corruzione e compiere la tanto agognata “rivoluzione culturale”? Per ora, però, conta solo il presente. E intanto, Macri si gode il successo in un bagno di folla
Beniamino Valeriano