Arriva il bonus per i diciottenni, mentre è tragedia per i giovani laureati italiani, i meno occupati d’Europa
Arriva il bonus per i diciottenni, mentre è tragedia per i giovani laureati italiani, i meno occupati d’Europa
E’ così arrivato l’ultimo coniglio dal cappello del governo: il bonus di 500€ per i 18enni da spendere in cultura, ovvero per corsi di formazione, o concerti, musei, insomma tutto ciò che può essere definito cultura, e che quindi è vastissimo. Per rendere possibile questo esborso e gli altri per il rafforzamento della sicurezza dopo gli attentati terroristici sarà annullato l’atteso taglio dell’Ires.
Bonus per i diciottenni: la lunga traduzione delle una tantum
Non è il primo e probabilmente neanche ultimo capitolo delle elargizioni una tantum.
Pochi mesi prima delle combattutissime elezioni 2006 il governo Berlusconi mandò una lettera alle famiglie informandole che il governo avrebbe dato 1000€, anche qui una tantum, per ogni bambino nato:
Accompagnato da “un grosso bacio” Berlusconi voleva agire sul problema della natalità, certamente con un occhio alle successive elezioni, peccato che non vi fossero limiti di reddito, quindi andò anche ai milionari, ma non agli immigrati, tanto che gli stranieri che l’avevano ritirato si videro recapitare una richiesta di risarcimento con gli interessi, e la cosa provocò non poche polemiche.
Pochi mesi dopo il governo Prodi non volle essere da meno, e con lo stesso spirito degli attuali bonus renziani, diede 175€ ai sedicenni per acquistare un nuovo pc. La lettera del ministro Melandri recitava: “a te che nel 2006 compi sedici anni vanno i nostri migliori auguri. Per festeggiare il tuo compleanno e quello dei tuoi coetanei abbiamo pensato a un regalo che premi la creatività e la curiosità della vostra generazione: un bonus di 175 Euro per acquistare un pc predisposto per il collegamento a internet.”
Anche in questo caso il reddito non contava.
Così come non conta nel caso dei 500€ agli insegnanti di ruolo, compresi gli ultimi assunti, versati pochi mesi fa, e per cui sarà chiesta nel 2016 una rendicontazione che dovrà certificare che siano stati spesi in capitoli di spesa culturali, per esempio acquisto di libri, testi o riviste (o magari hardware e software utili all’insegnamento), corsi post-lauream e master, ma anche semplicemente biglietti per andare a teatro, al cinema o al museo.
Il problema di tutte queste misure, che nel complesso sono valsi circa 1,5 miliardi, è però la loro natura di una tantum, quindi progettate lontane da ogni logica di manovra strutturale. Anche il consumo che può derivare da questi acquisti non andrà ad aumentare la produttività del sistema italiano, senza contare che si tratta in gran parte di consumi di prodotti importati, consumi provvisori, che non si replicheranno negli anni a venire.
Qualunque azienda, soprattutto se in crisi, non penserebbe mai di effettuare operazioni straordinarie di spesa o di acquisti di forniture che non costituiscano un investimento in grado di aumentare fatturato e utili per gli anni a venire.
Bonus per i diciottenni, il problema dei giovani è però il sempre meno lavoro, anche per i laureati
La cultura per i giovani può essere un buon driver sconfiggere razzismo e intolleranza? Possibile, in questo caso sarebbe basilare darlo anche ai tanti 18enni stranieri, vedremo se sarà così. O si rischia l’effetto “tegolino”, ovvero come evocava il ministro dell’economia Siniscalco? Ovvero l’effetto che ha il dividere in tanti pezzettini ognuno dei quali poco significativo un tegolino così che alla fine nessuno si sfama? E’ quello che accade quando si vuole “fare qualcosa” e allora si taglia magari pochi euro annui di tasse qui e si dà altri pochi di euro di là per un’altra voce di spesa. Per accontentare quante più persone possibili, ma sena un’azione strutturale incisiva.
Ed è di questo che ci sarebbe bisogno avendo davanti dati come questi:
Come si vede solo il 66% dei laureati sotto i 40 anni ha un lavoro, il dato peggiore d’Europa, inferiore persino a quello della Grecia, della Macedonia, della Turchia. Mentre la media UE è 82%
Un dato tragico, siamo veramente i peggiori, e non è stato sempre così, è un processo iniziato da tempo, da molto prima della crisi:
Il calo è iniziato dal 2003, mentre nel resto d’Europa l’occupazione saliva, si veda l’esempio della Spagna, la crescita economica significava crescita di posti di di lavoro per laureati, e quando è scoppiata la crisi in ogni caso non si sono raggiunti i livelli italiani, e la ripresa ha già fatto recuperare più del 3%.
Cosa è accaduto? L’economia italiana così ricca di micro e piccole imprese con una produttività così bassa sembra non avere bisogno di laureati, il settore ICT, della ricerca, o quello delle multinazionali, è marginale in Italia.
Soprattutto quello che non è accaduto è ciò che ci interessa, nessuna azione governativa seriamente intenzionata a incentivare gli investimenti delle aziende in maggiore produttività, in ricerca, in assunzione di giovani, per lungo tempo. Anche la decontribuzione per i nuovi assunti è stato un atto una tantum, e per il 2016 sarà dimezzato e viene confermata la fine al 31 dicembre 2017. Era l’unico atto a favore dell’occupazione dopo molti anni.
I tagli alle imposte come l’IRES abbiamo visto sono stati rimandati, così come nuovi tagli dell’IRAP.
Il punto è che la priorità è sempre stata la salvaguardia di interessi già costituiti, per paura dell’impopolarità, soprattutto presso un grande segmento di elettori, quello degli over 50. Del resto vediamo di seguito l’enorma differenza tra i tassi di occupazione degli ultra 50enni e degli under 40:
Il tasso di occupazione dei laureati più giovani è addirittura divenuto inferiore a quello dei diplomati sopra i 50 anni. La differenza era del 17% 17 anni fa. Così come era solo del 3% con l’occupazione dei laureati più anziani e ora è di quasi il 18%!
L’Italia è il Paese in cui maggiore è il contrasto tra l’aumento degli occupati anziani e la diminuzione di quelli giovani, è una vera e propria emergenza, ma sembra che la priorità sia abolire la TASI per i proprietari di casa, in gran parte anziani, o rivalutare le pensioni.
A chi si affaccia nell’età adulta solo ora restano i 500€ di bonus.