Salva Banche, il governo prova ad aiutare i correntisti
Salva Banche, sembra ancora in alto la mare una soluzione del Governo per il salvataggio dei 4 istituti di credito. Il 22 novembre scorso il Governo aveva varato nella Legge di Stabilità un piano da 3,6 miliardi per il salvataggio di Banca Marche, Popolare dell’Etruria, Cassa di risparmio di Ferrara e Cassa di risparmio di Chieti, un piano che ricalcava la nuova legislazione europea sui salvataggi bancari. Il decreto 180/2015 avrebbe portato alla nascita di 4 banche ponte e una bad bank che si sarebbe fatta carico dei crediti in sofferenza. Il salvataggio dovrebbe tutelare i correntisti e gli obbligazionisti, ma non gli azionisti che si ritroveranno molto probabilmente con il capitale azzerato. Il salvataggio, in linea con i diktat europei, sarebbe completamente a carico del sistema bancario: le banche, oggi commissariate, saranno salvate e potranno continuare ad operare grazie a 3,6 miliardi di euro interamente a carico del sistema bancario. Gli istituti verranno liberati dai crediti in sofferenza, e accompagnate verso la cessione nel minor tempo possibile. Questo provvedimento escluderebbe il ricorso al bail in: il salvataggio con i fondi di azionisti, obbligazionisti e correntisti sopra i 100mila euro, una soluzione che sarà in vigore da gennaio 2016.
Salva Banche, la soluzione del governo
La soluzione prevista dal Governo, che permetterebbe di salvare i correntisti, ha scatenato però la protesta degli azionisti. Ieri è stato infatti il giorno della protesta di un gruppo di risparmiatori, organizzato sotto Montecitorio dal Movimento 5 stelle. In piazza, oltre a molti militanti pentastellati, erano presenti i consiglieri regionali e deputati anche marchigiani e le associazioni di consumatori Adusbef e Federconsumatori. ll gruppo “Vittime del Salva Banche” ha annunciato invece che le persone “truffate dal decreto 180/2015, stanno trasferendo in altri istituti, o altrove, quello che rimane dei propri risparmi, dai conti correnti siti presso la Nuova Banca Popolare di Etruria e del Lazio, la Nuova Banca Marche, la Nuova Banca Carife e la Nuova Carichieti” – e hanno promesso azioni legali per frode, mancata vigilanza, dichiarazioni false al mercato.
Mentre infiamma la polemica in Governo prende tempo. La Commissione Bilancio della Camera ha chiuso la prima fase di esame del decreto con un emendamento dell’esecutivo, senza approvare alcuna proposta di modifica. Gli emendamenti ritenuti meritevoli di approfondimento, circa 40, sono stati accantonati ma il presidente della Commissione Francesco Boccia (Pd) ha fatto sapere che “permetteranno ai relatori Melilli e Tancredi di fare proposte” e “nella giornata conclusiva dell’esame della Stabilità in Commissione ci sarà modo di tornare sul tema per affrontare gli aspetti più delicati, anche alla luce di quello che dirà il ministro Padoan”. Matteo Renzi ha promesso delle azioni per risolvere la questione degli azionisti, intanto il PD ha di usare gli eventuali ricavi dalle azioni giudiziarie contro gli ex amministratori delle banche salvate.
Salva Banche, Serracchiani: “persi 18 mila euro”
Proteste non sono da risparmiatori e opposizioni, ma anche esponenti del PD chiedono una soluzione efficace e a breve termine della situazione delle 4 banche. Chi parla è Debora Serracchiani, vicesegretario del Partito Democratico. Il governatore del Friuli ha ammesso di essere stata coinvolta nella vicenda della Banca popolare di Vicenza, perdendo circa 18 mila euro: “Io e mio marito siamo tra coloro che hanno perso dei soldi. Non tantissimi,ma assicuro che non è una bella sensazione”. Al quotidiano Libero la Serracchiani ha spiegato: “ è andata in modo molto semplice: io e Riccardo avevano bisogno di un mutuo, abbiamo cercato la proposta più allettante, circa mille euro al mese, per una casetta friulana a tre piani. Sul perché sia diventata anche obbligazionista, ha spiegato: “siamo diventati soci perché ci offrivano un tasso di favore nel mutuo”. Alla domanda sul decreto del Governo, Serracchiani spiega: “Intanto c’era la necessità di salvare i soldi dei correntisti, i posti di lavoro e cercare di rimettere in sesto il sistema che ha risentito della crisi. È stato fatto, meglio che altrove. Noi abbiamo tenuto di più con il sistema bancario. La Germania ha speso molte risorse per salvare il proprio sistema” – e aggiunge: “c’è una differenza tra chi ha investito in azioni e i risparmiatori. Bisogna trovare come intervenire in modo equilibrato. È una sorta di anno zero e bisogna tenerne conto. È un po’ come quando ci trovammo di fronte al caso dei bond argentini”.
Ilaria Porrone