Cop21: i punti principali dell’accordo sul riscaldamento globale
Riscaldamento globale, ecco l’accordo
Alla fine l’accordo sembra essere arrivato. A dichiarare il raggiungimento di un’intesa storica considerata “giusta, ambiziosa ed equilibrata” nonché “giuridicamente vincolante” nella lotta al riscaldamento globale è il Ministro degli Esteri francese Laurent Fabius, che introduce il testo finale della Conferenza sul clima (COP21) tenutasi a Parigi dal 30 novembre all’11 dicembre. Gli ultimi step legali andranno in scena nel pomeriggio, con l’adozione da parte dell’assemblea riunita in seduta plenaria.
A commentare l’intesa anche il presidente francese François Hollande: “L’accordo non sarà perfetto per tutti, specie se letto pensando solo ai propri interessi. Ma noi non saremo giudicati su singole parole, quanto sull’intero testo dell’accordo”.
New Draft Paris Agreement of 12 December available here https://t.co/9Yjuhju8J5. #COP21 pic.twitter.com/dWcJNQ2Jkd
— UN Climate Action (@UNFCCC) 12 Dicembre 2015
Cop21: i punti principali dell’accordo sul riscaldamento globale
Secondo quanto anticipato da Fabius – e in base alla bozza pubblicata – l’intesa prevederà l’obiettivo di mantenere l’aumento delle temperature “ben al di sotto dei 2 gradi centigradi” entro il 2020, “forse anche 1.5°C”, in modo da limitare significativamente i rischi e gli impatti del riscaldamento. Una misura che però secondo la comunità scientifica non sarebbe coerente con le attuali politiche portate avanti dai Paesi, che sono proiettate addirittura verso un +3°C.
Un punto importante – recepito nell’articolo 2.2 della bozza – è la distinzione tra Paesi ricchi e poveri, con l’introduzione del principio di “responsabilità comuni ma differenziate” in base ad un principio di equità. Nello specifico, ci sarà anche uno stanziamento di 100 miliardi di dollari all’anno da destinare ai Paesi in via di sviluppo a partire dal 2020, anche se la misura potrebbe non essere parte integrante del testo finale, trovando quindi esecuzione in separata sede.
In programma anche un meccanismo di revisione periodica dei piani nazionali di emissioni di Co2, in modo da monitorare il comportamento dei singoli Paesi nel raggiungimento dei traguardi prefissati. Secondo quanto trapelato, i Paesi dovranno rivedere i propri impegni nel 2020, con un’ulteriore revisione nel 2023 e la fissazione di nuovi obiettivi – anche a livello di stanziamenti finanziari – nel 2025.
“Non dobbiamo permettere che la ricerca della perfezione, sia il nemico del bene comune” ha affermato il segretario generale dell’ONU Ban Ki-Moon. Che ha aggiunto: “il traguardo è in vista, ora finiamo l’opera”.
C’è grande attesa per le reazioni di Cina e soprattutto India, i due giganti più perplessi dinanzi alle pressioni dell’Occidente – con gli Stati Uniti ed il presidente Barack Obama in prima linea – per un contenimento degli effetti del riscaldamento globale. Dai primi commenti del ministro indiano Prakash Javadekar trapela una certa soddisfazione nei confronti sia del discorso di Fabius che della decisione di puntare su un testo differenziato che cogliesse la distinzione tra Paesi ricchi e poveri.