Emergenza Smog e quel ministro dell’Ambiente scelto a caso
L’emergenza smog non accenna a diminuire, nonostante blocchi e targhe alterne. Segno che le iniziative spot non funzionano. Per questo stamattina il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti incontrerà i governatori e sindaci. Insieme dovranno trovare una soluzione a lungo termine efficace e sostanziosa. Il presidente della Lombardia, Roberto Maroni, ha già la soluzione pronta e la rende nota in un’intervista a Repubblica: “I dati cozzano contro ogni buona intenzione. Bisogna incentivare la auto a gas, a metano ed elettriche. Togliere le caldaie a gasolio. Rinnovare il parco del trasporto pubblico, e su questo sia il Comune di Milano che la Regione con Trenord stanno facendo molto. Le misure d’emergenza sono dei palliativi, c’è poco da aggiungere. Servono tempo e gli incentivi del governo. Noi chiederemo 200 milioni l’anno per cinque anni. Se arriveranno, saremo la prima regione senza auto inquinanti”.
Emergenza Smog, Il Corriere della Sera contro il ministro Galletti
Non bastavano le intemerate di Grillo o quelle del portavoce dei Verdi, Angelo Bonelli nei confronti del ministro dell’Ambiente. Contro Galletti si è scagliata anche la penna di Gian Antonio Stella, giornalista del Corriere della Sera. Secondo Stella, Galletti è stato scelto a caso ed è stato messo in un ministero che non è di sua competenza
Per decenni, parallelamente, quello dell’Ambiente è stato considerato per il manuale Cencelli un ministero di serie B. Un contentino da dare ai partiti minori come il Pli (vedi Alfredo Biondi o Valerio Zanone), a esponenti anomali del Psi craxiano (Giorgio Ruffolo o Carlo Ripa di Meana) e giù giù a figure e figuri di varia umanità, da Valdo Spini a Willer Bordon, da Stefania Prestigiacomo ad Altero Matteoli fino a Corrado Clini, il «tecnico» del governo Monti poi finito nei guai con l’accusa di corruzione. Tutta gente che appunto, al di là di meriti e demeriti, ebbe quel posto proprio perché era uno strapuntino. Magari in attesa di una poltrona «vera» come accadde ad Andrea Orlando promosso poi alla Giustizia. Ma uno strapuntino. E come tale concesso anche a Galletti, bollato subito come il «commercialista di Casini» perché scelto da Renzi («dammi un nome dei tuoi») secondo le più vecchie tradizioni cencelliane.
È fuori discussione, però, che anche i silenzi e i ritardi e le ambiguità di questi giorni confermano quanto sia indispensabile, in un Paese esposto come il nostro a rischi ambientali, che il ministro dell’Ambiente non sia scelto a caso. Prima di essere piazzato lì, alla guida di un dicastero tanto importante e sottovalutato, Galletti era finito nell’archivio dell’ Ansa alcune centinaia di volte. In un solo caso si era occupato di ambiente. Indovinate? Il 14 marzo 2005, quando a una conferenza stampa della proprietà edilizia, aveva attaccato la giunta emiliana di Vasco Errani, colpevole d’aver fatto una legge regionale per limitare i danni del condono edilizio berlusconiano del 2003. Legge bollata, in difesa, come «un crimine amministrativo». Ha cambiato idea, se oggi i condoni li definisce «tentati omicidi»? Bene. Ma un ministro più coerente avrebbe oggi più peso da gettare sul tavolo.