Comunali Roma, Marino pronto a sfidare Giachetti?
Comunali Roma, Marino pronto a sfidare Giachetti?
Con la discesa in campo di Roberto Giachetti la battaglia nel centrosinistra per trovare il successore di Ignazio Marino è ufficialmente iniziata. Stefano Fassina, candidato di Sinistra Italiana e Sel, ha anticipato tutti di un mese annunciando la sua candidatura. Giachetti, invece, è il candidato espresso da Matteo Renzi. L’unico in grado, secondo il premier, di far dimenticare gli scandali di Mafia Capitale e la gestione della città da parte di Ignazio Marino. Già, Marino. L’ex sindaco di Roma, da quando è stato defenestrato, medita vendetta. Lo ha annunciato più volte senza però mai metterlo per iscritto. Ora con Giachetti in campo tutto può cambiare. Susanna Novelli, sul Tempo, spiega perché.
Il chirurgo dem, ancora in pausa natalizia, non solo non ha sciolto la riserva sulla candidatura alle primarie ma proprio l’investitura di Giachetti potrebbe convincerlo a scendere in campo. Per tre motivi. Il primo, un riscatto non solo politico all’interno del partito che lo ha «accoltellato»; secondo, raccogliere il malcontento degli antirenziani e non a caso ieri l’ex segretario laziale, Marco Miccoli ha citato «le cose buone fatte da Marino» in un’iniziativa promossa da due ex assessori Estella Marino, Marta Leonori e due consigliere Battaglia e Baglio; terzo, portare a casa un risultato in grado di attirare gli ex alleati vendoliani che, al momento hanno schierato come candidato a sindaco Stefano Fassina (Sinistra italiana).
Comunali Roma, i sondaggi dicono Marino
A convergere sul chirurgo, potrebbero essere sia Sel sia la sinistra Pd a cui non piace Giachetti, considerato troppo renziano. Secondo l’ultimo sondaggio Datamedia, Marino raccoglierebbe il 10 per cento dei voti mentre Stefano Fassina solo l’1,5 per cento. Giachetti invece appena il 2,6 per cento (dati che cambieranno dopo l’investitura del premier). Sicuramente la componente di sinistra convergerà su unico candidato (che sia Marino o Fassina) che toglierà voti al Pd. Il rischio, infatti, è che a Roma si replichi un altro caso Liguria.