Ddl Cirinnà: disunioni civili?
Sembra di essere tornati al 2007, quando il progetto di legge sui cosiddetti Dico, presentato dalle ministre Rosy Bindi e Barbara Pollastrini, provocò scontri all’interno della maggioranza di centrosinistra e l’agguerrita opposizione del mondo cattolico, che reagì con il partecipatissimo Family Day al quale sfilarono anche i leader dell’opposizione, Berlusconi, Fini e Casini. Fu un dibattito molto divisivo per le forze politiche e per l’opinione pubblica, che contribuì ad accelerare la caduta del secondo Governo Prodi. Certo epoche diverse, persone diverse, governi e forze politiche diverse.
Ma non per questo il percorso del ddl Cirinnà sulle unioni civili si sta configurando meno accidentato, dal momento che il disegno di legge è oggetto del fuoco incrociato dell’opposizione cattolica interna ed esterna al Parlamento. Il principale oggetto delle critiche è la parte del testo riguardante la cosiddetta stepchild adoption, ovvero l’adozione da parte di coppie omosessuali del figlio di uno dei membri, che, secondo gli oppositori, aprirebbe la strada alla pratica dell’utero in affitto, vietata in italia ma consentita in alcuni paesi esteri.
Lo scontro nel Pd sul Ddl Cirinnà
La tensione nei Dem è cominciata a salire il 14 Gennaio, quando un gruppo di 30 senatori cattolici, capitanati da Lepri, Favero e Di Giorgi, si è espresso contro la stepchild adoption, paventando anche una presunta indisponibiltà del Presidente della Repubblica a firmare il teso nella sua formulazione originale. Questo ha provocato l’immediata reazione della minoranza del partito, con Bersani che in un’intervista a Repubblica si è detto contrario ad uno stralcio delle adozioni dal ddl Cirinnà.
Nei giorni successivi i deputati cattolici del PD hanno inoltre manifestato l’intenzione di presentare un emendamento, sostenuto anche da deputati di NCD a partire da Formigoni, che prevede il carcere per chi farà uso dell’utero in affitto all’estero, proposta giudicata eccessivamente punitiva dalla maggioranza del PD. E così la direzione del 22 si preannuncia infuocata, con i cattodem che non sembrano disposti a ritirare il sopracitato emendamento e la minoranza che chiede un voto che stabilisca una posizione unitaria del partito.
Ddl Cirinnà, l’opposizione della Cei
Non si è fatta attendere nemmeno la reazione del mondo ecclesiastico, con il Presidente della Cei Angelo Bagnasco che si è espresso contro il ddl, colpevole di rappresentare “una grave distrazione dai veri problemi dell’Italia”. Oggi sul tema è intervenuto anche Papa Francesco, che finora si era astenuto dal fare commenti. Per la Chiesa “non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione” ha detto oggi il Pontefice.
Per quanto riguarda il Family Day indetto il 30 Gennaio, l’Arcivescovo di Genova, pur sottolineando che si tratta di “una iniziativa dei laici con la loro responsabilità, come il Concilio Vaticano II ricorda”, ha espresso sostegno per la manifestazione, ribadendo che tutti i Vescovi italiani sono uniti nella difesa della famiglia tradizionale come fondamento della società. Parole che sembrano dettare la linea al mondo ecclesiastico, dopo che nei giorni precedenti il Segretario della Cei monsignor Nunzio Galantino aveva aperto ad una legge sulle unioni civili che tenesse però fuori il tema delle adozioni.
Per quanto riguarda il Family Day, esso si terrà in Piazza San Giovanni (luogo simbolo della sinistra italiana) nella significativa data del 30 Gennaio, ovvero solo 48 dopo che il parlamento avrà, salvo sorprese, approvato il ddl Cirinnà; la manifestazione è stata organizzata da diverse associazioni cattoliche, senza ricevere alcun patrocinio dal Vaticano e dalla Cei (come accadde invece per l’evento del 2007), che però, dopo l’iniziale titubanza, hanno garantito il loro appoggio.