Caso Giannini: che cosa è successo
Chi parla già di nuovo editto bulgaro. Chi di manganelli, olio di ricino, epurazioni. L’intervista rilasciata ieri dal segretario della Commissione di Vigilanza Rai Michele Anzaldi (Pd) al quotidiano la Stampa ha tirato su un polverone che sta spaccando sia la Rai che il Partito Democratico. Nell’intervista a Gabriele Martini, Anzaldi – peraltro non nuovo a questo genere di uscite – aveva chiesto il licenziamento in tronco di Massimo Giannini, conduttore di Ballarò, per aver usato l’espressione “rapporto incestuoso” riferendosi alle connessioni tra il ministro Maria Elena Boschi (e famiglia) e Banca Etruria. Ora il Cda Rai si divide tra chi grida al golpe – Diaconale e Freccero – e chi tace per non disturbare le prossime mosse del Direttore Generale Antonio Campo Dall’Orto. La bomba esplode anche all’interno del Partito Democratico in cui si ripresenta l’eterno scontro maggioranza/minoranza e, last but not least, si riapre anche la disputa tra mondo dell’informazione e governo. Il caos.
Riavvolgiamo il nastro.
Caso Giannini, i fatti
Martedì sera durante la puntata di Ballarò – ospiti Mara Carfagna (Fi), Ernesto Carbone (Pd) e i giornalisti Antonio Padellaro e Ferruccio De Bortoli – il conduttore Massimo Giannini parla così dei rapporti tra Boschi e Banca Etruria: “qui il problema non è il rispetto della legge – anche perché in Italia una legge sul conflitto d’interessi esiste ma è ‘all’acqua di rose’ – ma c’è una questione di opportunità politica”. A quel punto prende la parola il deputato renziano Ernesto Carbone che chiede retoricamente: “ma il fatto dov’è?”. Giannini: “il fatto lo abbiamo raccontato, delle connessioni… qualche rapporto incestuoso in questa vicenda c’è. Ma nessuna legge è stata violata”.
Il giorno dopo (ieri) Gabriele Martini della Stampa decide di intervistare Anzaldi per chiedergli del licenziamento appena avvenuto di Antonio Azzalini, capostruttura di Rai 1 cacciato per aver taroccato il countdown dello show di Capodanno. “Il licenziamento di Azzalini? L’ho trovato esagerato – inizia Anzaldi – In Rai si vedono cose ben peggiori…”. Per esempio? “Quello che è successo ieri sera a Ballarò: il conduttore Massimo Giannini ha affermato che sul caso Boschi-Banca Etruria c’è un ‘rapporto incestuoso’. È un’affermazione vergognosa, che avrà risvolti giuridici pesanti. Mi auguro che Boschi lo quereli”. Poi attacca a testa bassa e chiede il licenziamento del conduttore: “Hanno mandato a casa Azzalini per molto meno… C’è stato un cambio di rotta, ora si vada fino in fondo. Serve la stessa determinazione. Ballarò non è più una trasmissione di qualità e anche gli ascolti lo dimostrano. Prendiamo la trasmissione di ieri (martedì, ndr.): il servizio pubblico dovrebbe tranquillizzare chi ha perso i propri risparmi, non fomentare”. Bum.
Poi però, in un intervento a Radio 24, Anzaldi capisce di averla fatta grossa e prova a metterci una toppa: “Io conosco e stimo Giannini, sono sicuro che è un errore, lo ammetta”. Ma ormai il danno è fatto.
Saviano, De Bortoli, Mauro: solidarietà a Giannini
La prima risposta ad Anzaldi arriva proprio da Roberto Saviano, finito nel mirino dei renziani più volte negli ultimi mesi, che sul proprio profilo facebook parla di un nuovo “editto bulgaro” emanato dal Pd “tramite Anzaldi” a dimostrazione “che ciò che sotto Berlusconi era inaccettabile adesso è grammatica del potere. È questa la ‘nuova’ Rai di Renzi? Cacciare chi non è allineato?”. Uno dopo l’altro si accodano l’ex direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli (“solidarietà a Massimo Giannini, sottotiro dal nuovo epurator Anzaldi”) e i due giornalisti di Repubblica Vittorio Zucconi (che chiama Anzaldi “quel babbeo del Pd”) e Ezio Mauro (“Il Pd era venuto al mondo per liberare la Rai dai partiti. Non per zittire i giornalisti”).
Cdr Ballarò: attacco grave e indegno
Dopo poco arriva anche il comunicato del Comitato di redazione di Ballarò che parla di “palese e grave attacco alla libertà di informazione sancita dalla Costituzione, della quale tutte le istituzioni repubblicane, a cominciare dal Parlamento, dovrebbero essere garanti”. A stretto giro anche la nota dei sindacati dei giornalisti Fnsi e Usigrai: “è legittimo criticare il lavoro dei giornalisti, ma se dalla critica si passa alle minacce si svelano le reali intenzioni di chi attacca i cronisti: tentare di imbavagliare la stampa e limitare la libertà di espressione”.
Pd: è scontro maggioranza/minoranza
Il caso diventa anche politico. La minoranza dem coglie la palla al balzo per attaccare a testa bassa i renziani ortodossi. “A leggere certe dichiarazioni e richieste di licenziamenti viene da domandarsi quale sia la differenza tra la vecchia Rai e la Rai post riforma – scrivono in una nota i due senatori bersaniani Miguel Gotor e Federico Fornaro – Eravamo stati facili profeti nel prevedere che non sarebbero cambiate le vecchie abitudini e le tentazioni di ‘commissari epuratori’”. Poi però segnano un palese autogol: “L’unica vera riforma – da noi proposta – sarebbe stata la divisione netta e chiara tra il potere di indirizzo/controllo e la gestione dell’azienda RAI, con il superamento della Commissione parlamentare di Vigilanza”. Unico problema: la riforma della Rai renziana è passata al Senato anche con i voti favorevoli di Gotor e Fornaro.
Anche Roberto Speranza si mostra sdegnato. Su facebook scrive: “non mi piace quando la politica fa le pagelle ai conduttori o ai programmi televisivi. Poteva farlo Berlusconi. Lo fa spesso Grillo. Non può farlo certo il Pd”. Ed è proprio Grillo ad intervenire a gamba tesa sul blog parlando di “olio di ricino piddino” per cui “nella Rai fascista i non allineati non sono tollerati, devono essere epurati. L’obiettivo: sostituirli con due leccaculo del premier”. Toni simili quelli usati da Carlo Freccero, componente del Cda Rai in quota M5S: “siamo alle manganellate”.
Dall’altra parte i renziani difendono Anzaldi e continuano ad attaccare Giannini. “#ceraunavoltailserviziopubblico” è l’hashtag utilizzato da Ernesto Carbone mentre la senatrice e componente di Vigilanza Rai Laura Cantini invoca “scuse e rettifiche” da parte della redazione di Ballarò.
Tutti gli editti di Anzaldi
Non è la prima volta che Michele Anzaldi – 55 anni, ex portavoce del sindaco di Roma Francesco Rutelli – interviene a gamba tesa sul palinsesto del servizio pubblico attaccando questo o quel giornalista. Un anno fa criticò Massimo Giletti, conduttore del programma domenicale l’Arena, per la rissa con Mario Capanna. Poi a settembre andò all’attacco di un peso massimo della Rai, Bruno Vespa, reo di aver ospitato i Casamonica nel suo studio di Porta a Porta. “La puntata di ‘Porta a Porta’ sui Casamonica lascia sconcertati e configura una potenziale violazione del contratto di servizio della Rai – dichiarò Anzaldi in quell’occasione – non si capisce come quello show possa essere considerato compatibile con il servizio pubblico” e con la “deontologia giornalistica”. L’ultima ingerenza in ordine di tempo riguardava proprio Rai 3, la rete che ospita anche Ballarò. In un’intervista al Corriere della Sera del 28 settembre scorso Anzaldi diceva: “C’è un problema con Rai3 e con il Tg3”. E perchè? “Purtroppo non hanno seguito il percorso del Partito democratico: non si sono accorti che è stato eletto un nuovo segretario, Matteo Renzi, il quale poi è diventato anche premier”. Come direbbe Massimo Troisi: “’mo me lo segno”.
Giacomo Salvini
Twitter @salvini_giacomo