Elezioni Roma: Bertolaso rinuncia, quali strategie per il centrodestra?
Elezioni Roma: Bertolaso rinuncia, quali strategie per il centrodestra?
Le prossime elezioni amministrative si avvicinano, ma i frutti politici all’ombra del Campidoglio sono ancora di là da venire.
Il Pd, diviso al suo interno tra un candidato sindaco vicino alla visione panteistica del premier Renzi e una fucina di nomi della “sinistra satellite”, ha comunque dimostrato di avere un modello specifico di risoluzione partecipata: le primarie.
Il centrodestra, frastornato dalla recente rinuncia dell’ex capo della Protezione civile Guido Bertolaso, carta buona che sembrava aver corroborato gli animi di Forza Italia e di Silvio Berlusconi, adesso dovrà probabilmente convergere su Alfio Marchini. Naturalmente sarà saggio non dimenticare per strada le velleità, non poi così tanto favorevoli al nome dell’imprenditore, del resto della triplice costituita, Lega Nord e Fratelli d’Italia.
Elezioni Roma: le amministrative a somma zero
Ad una prima analisi di routine sembra proprio che Alfio Marchini abbia ora davanti a sé una prateria senza avversari, al cui termine si trovi lo scettro del candidato unico per il centrodestra.
Tuttavia sarebbe bene non dimenticare che l’imprenditore è già in lizza grazie ad una sua lista civica e che si è sempre dichiarato figlio di una tradizione post ideologica (che poi definirla tradizione è veramente rischioso visto che tale atteggiamento rappresenta un parto infelice della fantomatica, attualissima e politicamente atarassica terza Repubblica odierna) strizzante l’occhio soltanto ad un vago quanto baldanzoso liberalismo razionale.
Insomma un pane buono sì per la destra, ma anche per la sinistra maggioritaria attuale, la vecchia politica dei due forni. La lezione di Andreotti è ancora valida. Basterà questo per definire una candidatura solida che non disperda i valori, gli interessi e gli scopi di una Destra unica, che non faccia di Roma e di queste elezioni amministrative un fatuo gingillo a somma zero?
Elezioni Roma: la rinuncia di Guido Bertolaso divide il centrodestra
Il grande rifiuto è arrivato sabato, a mezzo epistola recapitata direttamente nelle mani di Silvio Berlusconi. L’ex capo della Protezione civile in un primo momento si era detto disponibile a concorrere per il Campidoglio salvo poi avanzare, a giustificazione della sua rinuncia e non prima di aver ringraziato l’intera compagine di Forza Italia per la “generosa proposta”, “motivi personali”.
Il ritiro di Guido Bertolaso potrebbe ora acuire le divisioni all’interno del centrodestra e, nello specifico, nei meandri di FI: da una parte alcuni senatori saluterebbero con favore la possibile candidatura di Marchini, dall’altra un gruppo consistente tenderebbe invece a salvaguardare i rapporti con Giorgia Meloni, alla quale, il rampante giocatore di polo proprio non andrebbe giù. In questo guazzabuglio, ad una Destra che si propone come forza di governo locale servirà una visione lungimirante e non certo limitata all’espediente del bisogno primario.
Al cospetto di una politica nazionale che fatica a trovare un nuovo epicentro di consenso all’interno di un corpo elettorale sempre più sfiduciato e lontano, le città, e dunque le venture elezioni amministrative, rappresentano un banco di prova importante per tutti gli schieramenti parlamentari.
Dalle città passa la forma mentis che il nostro Paese deciderà di adottare nei riguardi delle sempre più importanti istituzioni europee. Dalle città e dai Comuni dovrà partire il nuovo consenso, previo Referendum, che permetterà allo Stato di riformarsi grazie al riordino di ben 40 articoli della nostra Costituzione (forse un po’ troppa carne al fuoco) dando avvio, questa volta magari per davvero, alla terza Repubblica.
Riccardo Piazza