Crescita del PIL, è delusione per l’Italia, +0,6%, meno delle previsioni
Crescita del PIL, è delusione per l’Italia, +0,6%, meno delle previsioni
Un’altra delusione per l’economia italiana. Dopo le turbolenze sui mercati, le paure per il settore bancario in seguito all’approvazione del bail in, le tensioni con l’Unione Europea, e il ribasso del prezzo del petrolio che indebolisce la domanda dei Paesi emergenti, arriva la doccia fredda di una crescita sotto le attese
Crescita del PIL, solo +0,1% congiunturale nel quarto trimestre 2015
Negli ultimi mesi del 2015 il Prodotto Interno Lordo è cresciuto solo dello 0,1% rispetto al trimestre precedente.
Si tratta di un ritmo più lento di quello degli altri trimestri del 2015. Man mano la crescita è stata sempre minore lo scorso anno, una decelerazione che ora mette paura ed è ben visibile nei grafici dell’ISTAT:
Nel complesso l’ultimo trimestre 2015 è cresciuto dell’1% rispetto a quello dell’anno precedente, ma la crescita 2015 è dello 0,6%. L’Istat aveva previsto nel corso dell’ano un +0,8%, e governo e Confindustria si erano lasciati andare, forse sull’onda dell’entusiasmo di Expo, dell’euro debole, del petrolio economico, a sperare anche in un +1%.
In realtà le cose sono andate diversamente, il petrolio così basso è più uno svantaggio, indebolisce molti nostri clienti, i fondi sovrani dei Paesi petroliferi si coprono delle perdite vendendo asset in euro, e in particolare quelli dei Paesi periferici come il nostro, e cala la domanda mondiale, cosa negativa per chi come noi si basa molto sull’export.
Export che diventa invece meno importante per la Germania che è cresciuta dello 0,3% a livello congiunturale e dell’1,3% su base annua, ma soprattutto grazie alla spesa pubblica per l’accoglienza dei profughi e ai consumi interni.
Ora le incognite diventano grandi, il petrolio rimarrà debole, il Quantitative Easing di Draghi non sarà eterno, e il dollaro si sta indebolendo sull’euro. Le condizioni esterne sono meno positive di un anno fa, e noi dovremmo raggiungere come concordato un deficit sul PIL del 1,6%, rispetto al 2,5% del 2015.
Si capisce quindi anche la disperata richiesta di flessibilità di Renzi, che non vuole far scattare le clausole di salvaguardia come l’aumento dell’IVA.
Nel frattempo l’Italia rimane tra gli ultimi Paesi per crescita. Il seguente grafico è molto eloquente